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Tecnica

Defogliazione a rateo variabile nel vigneto: il ruolo chiave del tastatore

Il tastatore gestisce l’accostamento della defogliatrice meccanica alla chioma, in funzione della sua densità e consistenza. Ciò permette di ottimizzare l’intervento di eliminazione delle foglie, proteggendo efficacemente i grappoli da un possibile danneggiamento

di Domenico Pessina e Lavinia Eleonora Galli
dicembre 2025 | Back

La defoliazione è una pratica ormai tradizionale della viticoltura italiana, che prevede la rimozione (oppure l’inattivazione) di una parte delle foglie della vite. Questo intervento, da sempre praticato nella coltivazione delle uve da tavola, fino a qualche anno fa vedeva viceversa una scarsa diffusione per le uve da vino, a causa dei costi elevati, dovuti alla sua esecuzione esclusivamente manuale. Tuttavia, l’opportunità di sfoltire la chioma, per evitare l’insorgenza di patologie (specialmente in areali con clima umido) e per incrementare il contenuto zuccherino dell’uva e la maturazione dei grappoli, ha comportato un crescente interesse verso la defogliazione.

Peraltro, già nei vigneti neozelandesi e statunitensi la defogliazione post-allegagione è stata inizialmente adottata per ridurre la densità della chioma, facilitando in tal modo la penetrazione delle miscele fitosanitarie, ma quasi immediatamente numerosi studi hanno accertato altri effetti positivi, dovuti alla modifica del microclima e alla miglior disponibilità di radiazione solare; oltre all’incremento del contenuto di zuccheri, si sono registrati effetti positivi anche su acidità e contenuti di acido malico, pH e potassio. Inoltre, soprattutto in condizioni di elevato vigore vegetativo iniziale, con la defogliazione sono state misurate maggiori concentrazioni di antociani e composti fenolici nella buccia degli acini. In ogni caso, l’efficacia di tale pratica dipende da più fattori, come l’epoca d’intervento, la forma di allevamento, lo stato vegetativo e le condizioni ambientali.

Il definitivo successo della defogliazione è stato comunque decretato dalla comparsa sul mercato delle macchine defogliatrici che, tramite tecniche diverse, sono in grado di operare un’eliminazione controllata e selettiva di parte della chioma, anche effettuata per ottenere obiettivi differenti in vari momenti della stazione vegetativa.

Le defogliatrici termiche sono state le prime ad apparire sul mercato. Un bruciatore alimentato a GPL o propano riscalda dell’aria a 70 - 100 °C; il calore così generato viene indirizzato sulle foglie, causando uno shock termico che determina la coagulazione delle proteine e l’interruzione della circolazione linfatica, con il conseguente avvizzimento delle foglie in poche ore e la loro caduta dopo circa due settimane. Il vantaggio principale di questa soluzione tecnica è l’azione delicata sul grappolo, perché il calore agisce selettivamente sulle lamine fogliari e non ha effetto sugli acini (grazie al loro elevato contenuto di liquido), ma soprattutto perché non viene prodotta alcuna sollecitazione meccanica, scongiurando pertanto qualsiasi danneggiamento.

Tuttavia, le defogliatrici termiche comportano un’elevata complessità d’uso e costi di gestione non trascurabili, relativi al consumo di combustibile e alla bassa capacità operativa. Si tratta infatti di attrezzature che operano a velocità contenute, di circa 2-3 km/h. Queste limitazioni, considerando anche il rischio di danni al prodotto in caso di regolazioni scorrette, ne hanno ridotto la diffusione a pochi ambiti sperimentali o a vigneti particolarmente difficili da trattare con sistemi meccanici.

Le defogliatrici meccaniche sono oggi le più diffuse, grazie al loro buon equilibrio tra efficacia, capacità operativa e costi. Rimuovono le foglie tramite organi di taglio o strappo (lame rotanti, barre falcianti, rulli mungitori), coadiuvati da un potente flusso d’aria in aspirazione che intercetta e cattura le foglie convogliandole verso i dispositivi di rimozione.

Nei modelli a lame rotanti, la recisione delle foglie è favorita da una ventola retrostante mossa da un motore idraulico, che le aspira incanalandole attraverso una griglia di protezione, evitando l’ingresso di tralci. Le versioni a rulli mungitori, oggi considerate più evolute, si avvalgono di due rulli controrotanti che afferrano la foglia e la strappano dal picciolo. Queste macchine garantiscono un’ottima qualità di lavoro, con una buona uniformità e un rischio contenuto di danneggiamento dei grappoli. Il loro limite principale è rappresentato dalla sensibilità alla struttura della chioma: in vigneti molto vigorosi o con pareti vegetative irregolari, l’azione può risultare disomogenea e richiedere più passaggi. Inoltre, gli organi di taglio necessitano di manutenzione periodica e soprattutto di una regolazione continua e accurata della distanza dalla zona grappoli.

Le defogliatrici pneumatiche si differenziano dalle precedenti perché non operano in aspirazione: il principio di funzionamento si basa infatti su potenti getti d’aria compressa, che lacera le foglie colpendo direttamente le lamine.

Le parti lesionate si seccano e cadono naturalmente dopo pochi giorni. Il sistema è molto efficace nel raggiungere le zone interne della chioma e nel lavorare in condizioni difficili, come nei vigneti a pergola o a copertura orizzontale, dove le defogliatrici meccaniche mostrano difficoltà. Tuttavia, la rumorosità elevata, la considerevole massa a sbalzo e la necessità di un’attenta regolazione della pressione dell’aria rendono impegnativo l’impiego di queste macchine. Infatti, se il flusso è troppo intenso, può danneggiare i tessuti giovani o i frutti in allegagione; se troppo debole, comporta un effetto insufficiente.

Defogliazione a rateo variabile. L’evoluzione più recente delle defogliatrici è rappresentata dai modelli ad accostamento automatico, che migliorano l’efficienza e la precisione dell’intervento, riducendo i danni ai grappoli e adattando l’intensità di rimozione delle foglie alle condizioni della chioma. Ciò è reso possibile da un tastatore meccanico, che viene tenuto costantemente premuto delicatamente contro la vegetazione, rilevando con continuità la pressione di contatto. Questo parametro viene utilizzato per comandare degli attuatori elettro-idraulici, che regolano in automatico l’avvicinamento o l’allontanamento della testata. In pratica, quando la vegetazione è più rada la testata di avvicina al filare, mentre al contrario se il tastatore viene a contatto con i grappoli la pressione generata è superiore, e fa allontanare la testata, evitando il danneggiamento dei frutti. In tal modo, la macchina può svolgere un’efficace defogliazione anche in filari irregolari e/o con sviluppo disomogeneo, a tutto vantaggio del bilancio vegeto-produttivo.

Nei modelli più avanzati, il controllo è di tipo elettronico, e i parametri di funzionamento della defogliatrice possono essere regolati anche in funzione della velocità del trattore o addirittura sulla base di mappe di prescrizione di vigore della chioma definite in precedenza (ad es. tramite indici NDVI o NDRE), migliorando la qualità del lavoro. Inoltre, l’operatore può impostare inizialmente l’intensità e la sensibilità dell’intervento, personalizzandolo in occasione di una defogliazione precoce o tardiva. In particolare, è possibile regolare il regime di rotazione dei rulli mungitori e del ventilatore, ma anche la distanza ottimale della testata dalla chioma (il cosiddetto “punto zero”) e la sua velocità di traslazione (trasversale all’avanzamento), così come l’inclinazione rispetto al piano orizzontale.

I modelli ad accostamento automatico hanno tipicamente rendimenti superiori rispetto a quelli tradizionali, lavorando solitamente a velocità comprese tra 2,5 e 4,5 km/h, con ottime capacità operative (tra 0,6 e 1,2 ha/h). Nonostante il costo senza dubbio più alto, e la necessità di accurata manutenzione dei sensori, questi modelli rappresentano oggi una delle soluzioni più promettenti nella logica di una viticoltura di precisione.

Il tastatore. Definito anche “palpebra sensibile” o “palpatore”, costituisce un organo di controllo fondamentale nei sistemi di regolazione automatica applicati alle attrezzature per la gestione della parete vegetativa. La sua funzione è di monitorare la densità della chioma (presenza dei grappoli inclusa), generando un segnale di riferimento che consenta di adattare l’intervento alle variazioni morfologiche del filare. Costruttivamente si tratta di un pannello incurvato incernierato, collegato a un sistema elastico o articolato che ne consente un movimento di compressione nel piano verticale e il successivo ritorno alla posizione di riposo. L’entità della deviazione del pannello, determinata dalla pressione di contatto con la chioma, viene trasmessa a un sistema di rilevamento meccanico, idraulico o elettronico. Il segnale generato è successivamente elaborato da una centralina di controllo che regola, in tempo praticamente reale, l’accostamento della testata defogliante.

Nei modelli più recenti i tastatori meccanici vengono sostituiti, o più spesso integrati, da sensori di prossimità ottici, a infrarossi o a ultrasuoni, che operano senza contatto fisico, rilevando la distanza dalla parete vegetativa mediante la misura del tempo di ritorno di un segnale luminoso o acustico. Tali soluzioni garantiscono una maggiore precisione, una risposta più rapida e una minore usura dei componenti, risultando particolarmente utili in contesti operativi caratterizzati da vegetazione particolarmente irregolare.

In presenza di vegetazione più fitta o sporgente, la deviazione più marcata del tastatore provoca un allontanamento immediato dell’apparato operante; viceversa, quando la chioma si dirada, il sistema comanda l’avvicinamento. L’operatore può intervenire regolando la sensibilità del tastatore o la soglia di risposta, adattando il comportamento del sistema alle condizioni specifiche del vigneto.

L’impiego del tastatore comporta numerosi vantaggi dal punto di vista operativo: permette di ottenere una qualità di lavoro più omogenea, riduce l’intervento manuale di regolazione e migliora la sicurezza e la delicatezza dell’azione sulla pianta. La regolazione automatica dell’accostamento consente inoltre di compensare le disomogeneità della parete vegetativa, ottimizzando l’efficacia del trattamento e riducendo il rischio di urti o danneggiamenti accidentali.

Tra gli svantaggi principali si evidenziano la maggiore complessità costruttiva e il costo superiore rispetto ai sistemi tradizionali a regolazione manuale. I tastatori, specialmente quelli di tipo meccanico, sono soggetti a usura e richiedono un’attenta manutenzione periodica per garantire l’affidabilità del funzionamento. L’accumulo di polvere, residui vegetali o umidità possono comprometterne la sensibilità e la prontezza di risposta. Peraltro, anche i sistemi elettronici necessitano di tarature regolari e di un’adeguata protezione contro vibrazioni, urti e condizioni ambientali avverse.

La validità del tastatore è comprovata dalla sua applicazione estesa anche ai modelli di defogliatrice pneumatica, dove l’azione di rimozione sulle foglie non prevede un’azione di strappo/taglio, ma una lacerazione della lamina, che comporta una sua progressiva inattivazione.

Anche in questo caso l’efficacia del potente flusso d’aria a impulsi, che esercita l’azione meccanica di rottura della foglia, viene gestito mediante l’accostamento o l’allontanamento della testata, regolato mediante un tastatore a palpebra.

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