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Bioenergia

In Puglia un modello di economia circolare che parte dagli oliveti

Finanziato nel quadro del programma Horizon 2020, il progetto Agroinlog ha l'obiettivo di sviluppare modelli di gestione della biomassa residuale d'origine agricola e agroindustriale. Nell'ambito del progetto, che vede coinvolti numerosi Paesi partner, particolare interesse riveste l'esperienza pilota realizzata nel comune di Calimera nel Leccese, basata sull'utilizzo di potature degli olivi e riproducibile in territori con la stessa vocazione agricola come quelli della Grecia

di Matteo Monni
maggio - giugno 2017 | Back

Il Progetto Agroinlog (Dimostrazioni di centri logistici innovativi per le biomasse per il settore agroindustriale) ha lo scopo di dimostrare la fattibilità di “Centri logistici integrati” per un’efficiente gestione della biomassa residuale in differenti ambiti del comparto agro-industriale come la produzione di olio di oliva, la lavorazione dei cereali e l’essiccazione dei foraggi.

Tale progetto, finanziato nell’ambito del programma di ricerca Horizon 2020, è coordinato dal Centro di ricerca spagnolo per le risorse energetiche Circe, e coinvolge quindici Partners di otto Paesi (Olanda, Spagna, Grecia, Svezia, Italia, Belgio, Ucraina, Serbia). L’Italia è rappresentata dal Crea-ing, responsabile delle attività finalizzate alla raccolta meccanizzata delle biomasse residuali oggetto di studio. In merito al settore olivicolo, che interessa in modo particolare la aree mediterranee, la Grecia intende valorizzare le potature degli uliveti inserendole nel ciclo produttivo di una grossa industria olearia, per la generazione del calore di processo necessario. A tal fine – come spiega il ricercatore del Crea-ing Vincenzo Alfano – «il contributo di moderne macchine operatrici gioca un ruolo di primaria importanza per assicurare un buon livello di qualità delle biomasse residuali e costi di approvvigionamento contenuti per gli impianti di conversione energetica delle stesse». 

In tale ottica è stato individuato come modello di sostenibilità ambientale, da seguire nell’organizzazione della filiera nascente in Grecia, l’impianto da 1 MWe attivo a Calimera (LE) gestito dalla società Fiusis. Per inciso il termine Fiusis, che deriva dal greco antico Physis, significa letteralmente “natura”. Tale impianto, oltre a rappresentare un buon esempio di integrazione con il territorio per la valorizzazione energetica delle potature di olivo, opera in una zona della Puglia con caratteristiche climatiche e modalità di gestione degli oliveti molto simili a quelle greche dell’area interessata.

 

Nascita dell’impianto e avvio della filiera

L’impianto cogenerativo di 1 MWe, entrato in funzione nel 2010, ha richiesto un investimento iniziale di circa 8 milioni di euro. Quattro anni di studio hanno preceduto la sua realizzazione, necessari per comprendere tutti gli aspetti tecnologici del processo produttivo, per la costruzione finanziaria e, soprattutto, per l’identificazione del bacino di approvvigionamento.

Come dichiara l’amministratore dell’impianto Fiusis Marcello Piccinni «nel bacino del Mediterraneo le popolazioni di Grecia, Italia e Spagna, pur vivendo tra “foreste” di olivi, non sono mai riuscite ad implementare una filiera di raccolta del legno ben organizzata ed efficiente. Da qui l’idea di sfruttare questa risorsa che, nel 2010, si è concretizzata in Fiusis».

Quest’ultimo aspetto, ancor prima della copertura finanziaria, ha rappresentato la vera sfida del progetto. La ricerca della migliore localizzazione dell’impianto ha identificato un’area di nove comuni entro il raggio di 10 km da Calimera che, grazie alla presenza di circa 160 mila olivi, è sufficiente ad alimentare totalmente l’impianto con le sole potature prodotte.

La piena comprensione di tutti gli aspetti tecnologici relativi al processo produttivo ha permesso di poter sostenere, in tutte le sedi, il confronto con quanti si opponevano sul nascere a tale iniziativa e superare gli ostacoli burocratici per il rilascio delle autorizzazioni, per le quali è stato necessario interfacciarsi con circa cinquanta enti diversi. Tra questi, il Comune di Calimera ha, però,  fin da subito creduto nel progetto.

La competenza tecnica e le conoscenze acquisite sono state fondamentali, inoltre, per fornire le garanzie richieste da alcuni istituti finanziari che hanno supportato economicamente la realizzazione dell’impianto, che non ha beneficiato di alcun contributo pubblico.

Inoltre, la ricerca del consenso locale è stata determinate soprattutto nella fase di avvio della filiera prendendo spunto dai processi di partecipazione adottati da alcuni impianti a biomasse attivi in Tirolo, Carinzia e Baviera. Questi, realizzati anche all’interno di insediamenti urbani, vengono aperti frequentemente al pubblico per essere visitati. In tale ottica l’impianto di Calimera è stato appositamente progettato in modo tale che i muri perimetrali non impedissero la vista all’interno della struttura impiantistica.

 

Organizzazione e meccanizzazione della filiera

La scelta iniziale di affidare a contoterzisti la raccolta delle potature, è stata abbandonata dopo tre anni poiché troppo onerosa. È nata così all’interno di Fiusis una nuova società dedicata esclusivamente alla fase di campo, che si è dotata di macchine idonee per la raccolta e il conferimento del prodotto in centrale. Il piano di approvvigionamento della Società prevede che gli agricoltori interessati a cedere (a titolo gratuito) le potature, presentino una richiesta direttamente all’impianto compilando un apposito modulo contenente gli identificativi catastali, il numero di piante potate e la data di potatura. In questo modo i dati raccolti sono archiviati nel database per garantire la tracciabilità della biomassa e per rendere più agevole l’organizzazione delle fasi logistiche di raccolta e conferimento.

Grazie al rapporto di reciproca fiducia stabilito con gli agricoltori locali, le richieste di ritiro delle potature di olivo sono passate nell’arco di qualche anno dalle 12 della fase d’avvio alle 1.200 attuali. In cambio della raccolta delle potature gli agricoltori ottengono la pulizia del fondo ed evitano di ricorrere alla pratica della bruciatura in campo, dannosa per l’ambiente, oltre che dispendiosa economicamente. Ad oggi, grazie alla nascita della filiera, si stima all’interno del bacino una riduzione del 70% di tale pratica.

Per le aziende che hanno fino a 400 piante, la raccolta avviene con trincia-caricatrice Facma modello Comby, in grado di raccogliere 20-25 t al giorno di potature (dispongono di tre unità). Per le aziende con un numero maggiore di olivi, le potature sono accatastate a bordo campo e cippate con un trituratore fisso della ditta Caravaggi con una capacità produttiva 10 t/ora. La cippatura in entrambi i casi avviene dopo una permanenza in campo del potato di 25-30 giorni per favorire l’essiccazione e la perdita di foglie.

La finestra di raccolta va da gennaio a fine giugno in corrispondenza della potatura di produzione, praticata ogni tre anni con una resa di circa 10 t/ha, e da settembre a dicembre con la potatura leggera (sulle piante nell’anno di scarica). La raccolta invernale ha una produttività complessiva di 110 t al giorno con una umidità del 37-38%, mentre quella autunnale di 35/40 t al giorno con una umidità di 15-16%. I quantitativi complessivi sono sufficienti per alimentare con continuità l’impianto che ha un fabbisogno giornaliero di 24-28 tonnellate in relazione all’umidità del prodotto. Il materiale viene scaricato in piccoli cumuli presso ogni singolo campo dove è stato raccolto e stoccato temporaneamente fino al prelievo programmato in funzione delle necessità di alimentazione dell’impianto. In tal modo la biomassa riduce in campo e più velocemente l’umidità e, presso l’impianto, il piazzale destinato allo stoccaggio ha dimensioni contenute.

 

La gestione della biomassa all’interno dell’impianto

L’impianto è dotato di un’area con tettoia per lo stoccaggio della biomassa da cui il cippato viene trasferito alla fossa di carico e convogliato alla caldaia mediante un sistema di rastrelli e nastri trasportatori. Questo sistema di alimentazione permette l’impiego di trinciato con granulometria irregolare che favorisce la permeabilità dell’aria, che nei cumuli velocizza l’essiccazione naturale, mentre nel letto di brace ottimizza la combustione primaria. Le tecnologie per la conversione energetica sono interamente made in Italy (caldaia Uniconfort e  turbina ORC Turboden). Inoltre, grazie ad un innovativo sistema filtrante, anch’esso italiano, le emissioni di polveri sottili sono di appena 1 mg/Nm3, ben al di sotto dei limiti dell’autorizzazione ad emettere (30 mg/Nm3). Da un punto di vista sociale la filiera attivata dalla Fiusis ha prodotto nuova occupazione in ambito locale. Complessivamente sono impiegati trenta addetti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, dei quali sei tecnici dedicati al funzionamento dell’impianto e dieci operai organizzati in tre squadre per la raccolta e una per il successivo conferimento della biomassa in centrale.

Tutta l’energia elettrica prodotta viene consegnata ad Enel su una linea che alimenta direttamente la città di Calimera che può pregiarsi di essere la prima città nel Salento, ed una delle prime nell’Italia meridionale, ad essere alimentata da energia rinnovabile. Infine si prevede di realizzare due nuove linee di produzione, quella del pellet (ampliando il bacino di approvvigionamento delle potature) e  quella dei fertilizzanti ottenibili dalle ceneri.

Esterni al Progetto, ma con vivo interesse ad esso, sono stati coinvolti Itabia e l’Università di Foggia (partner del progetto gemello Up_Running). Entrambi, in stretto contatto con il Crea-ing, contribuiranno a dare visibilità alle iniziative progettuali attraverso i propri canali di comunicazione, tra cui l’organizzazione di uno specifico workshop che si terrà nell’ambito della Fiera della meccanizzazione agricola Agrilevante (Bari 12-15 ottobre 2017).

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