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Reportage

Politiche europee, un "new deal" per l'agricoltura

Nel corso del convegno politico dal titolo "Macchine per l'agricoltura: una nuova agenda europea" l'associazione dei costruttori europei di macchine agricole CEMA ha chiesto una revisione delle regolamentazione comunitaria in materia, con norme e requisiti tecnici non più derivati dall'automotive ma specifici per l'agromeccanica

a cura della Redazione
dicembre 2016 | Back

L’innovazione nel settore primario rappresenta una priorità per lo sviluppo delle economie globali, ma deve essere sostenuta con politiche d’intervento calibrate sulle differenti caratteristiche ed esigenze dei territori e delle comunità rurali. Dalla programmazione industriale alla ricerca, passando per le normative tecniche, il comparto agro-industriale richiede un approccio di ampio respiro, che veda il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera. Sono questi i temi affrontati nell’ambito di EIMA International con il convegno dal titolo “Macchine per l’agricoltura: una nuova agenda europea”, promosso da FederUnacoma in collaborazione con il CEMA, l’associazione dei costruttori europei di macchine agricole, e con Agrievolution, l’organismo internazionale che riunisce i principali Paesi produttori. L’incontro, organizzato con l’obiettivo di promuovere il confronto tra imprenditori, istituzioni e mondo politico, ha visto la partecipazione di Paolo De Castro, deputato della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo; Elisabetta Gardini, deputato della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo; Aldo Longo, direttore generale dell’Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea; Barbara Bonvissuto, della Direzione Generale “Grow” della Commissione Europea; Richard Markwell, presidente del Cema; Massimo Goldoni, presidente di FederUnacoma; Pekka Pesonen, segretario generale del COPA-COGECA; Klaus Pentzlin presidente del CEETTAR; e Alice Cerutti, vicepresidente Ceja. Nei loro interventi al convegno – che è stato moderato dal giornalista de Il Sole 24 Ore Roberto Iotti e che si è aperto con un saluto del presidente dell’Agenzia ICE Michele Scannavini – i relatori hanno fatto il punto sulle strategie di rilancio per un settore che nel 2015 ha registrato una consistente riduzione delle vendite (-6%) e che non dovrebbe vedere un’inversione di tendenza fino a tutto il 2017. «I costruttori europei – ha spiegato il presidente del CEMA, Richard Markwell – possono vantare una posizione di leadership nel mondo sia come volumi di produzione sia come innovazione. Tuttavia, con un tasso di rinnovamento pari ad appena l’1,7% annuo, il parco macchine del continente accusa una situazione di “ritardo tecnologico”. Il gap è dovuto in primo luogo al calo dei redditi agricoli e al sottodimensionamento delle aziende che operano nel settore primario, e questo si combina con le difficoltà delle industrie costruttrici di macchine, alle prese con normative e prescrizioni comunitarie che determinano un sensibile incremento dei costi di produzione. Si tratta infatti di regole stabilite originariamente per l’automotive e poi estese all’agromeccanica, quasi per analogia, come se i due comparti rispondessero alle stesse logiche e ai medesimi trend». «Sottovalutare le specificità della meccanica agricola, tanto più in uno scenario caratterizzato da una concorrenza serrata – ha spiegato Markwell – significa indebolire la posizione dei costruttori e degli stessi produttori agricoli».

I vari relatori hanno insistito sull’imprescindibilità di investire nell’innovazione tecnologica per produrre meglio, di più e con un minor sfruttamento di risorse: per far questo servono nuove e migliori regole comunitarie sulle macchine agricole, una maggior condivisione dei big data, un sistema che favorisca gli investimenti in meccanizzazione e poi supportare gli agricoltori nella conoscenza delle nuove tecnologie e nel loro utilizzo. E ancora: bisogna uniformare gli standard normativi a livello internazionale.

«Spesso l’Ue non riesce a dare risposte incisive e tempestive ai problemi – ha osservato la parlamentare europea Elisabetta Gardini – ma molte volte fatica a comunicare quello che fa di buono. Da parte nostra c’è il massimo impegno per tutelare questo settore e serve sostegno per la ricerca e l’innovazione». «In Europa abbiamo standard elevati per emissioni e sicurezza – ha spiegato l’onorevole Paolo De Castro – il resto del mondo no e siccome noi competiamo a livello globale dobbiamo essere in grado di imporre le nostre regole per non di subire quelle degli altri. La Cina, ad esempio, avrà un grande bisogno di macchine agricole nei prossimi anni, ma bisogna capire se riusciremo ad essere presenti su questo mercato proprio per via di una possibile incompatibilità degli standard». Negli altri interventi si è posto l’accento sull’esigenza di “buone regole” per le macchine agricole e sulla loro armonizzazione a livello globale, in primis quelle sulle emissioni. Si è ribadita la necessità di un approccio complessivo quando si legifera e l’importanza del dialogo tra tutti gli stakeholder. «Dobbiamo costruire un ‘new deal’ per il settore agro-meccanico, con politiche e strategie di ampio respiro pensate per rafforzare la competitività dei costruttori europei, e per promuovere l’utilizzo di tecnologie innovative da parte degli agricoltori – ha sostenuto il presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni – e questa è la sfida che insieme con i costruttori europei del CEMA vogliamo lanciare». «La meccanica deve essere presente in modo costante nell’agenda politica – ha concluso Goldoni – e deve essere riconosciuta come un fattore imprescindibile nello sviluppo dell’economia primaria».

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