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Spagna, tecnologie per un'agricoltura di qualità

Condizionata da vicende politiche complesse e da fasi economiche alterne, la Spagna ha conosciuto negli ultimi decenni un progresso significativo in vari settori. L’agricoltura resta un punto di forza per il Paese, grazie a produzioni di qualità destinate in buona misura alle esportazioni. Un ruolo strategico assume la meccanizzazione agricola, che rappresenta lo strumento chiave per migliorare quantità e qualità delle produzioni. Consistente lo scambio commerciale con l’Italia nel settore della meccanica agricola

di Giampiero Moncada
gennaio - febbraio 2020 | Back

Dopo essere stato un fenomeno di risveglio economico senza precedenti nel periodo post franchista, dalla fine degli anni ‘70, la Spagna ha dovuto superare la crisi che ha colpito all’inizio di questo millennio l’intero mondo occidentale. E da qualche anno registra una ripresa che sembra ormai consolidata, nonostante i frequenti cambi di rotta in ambito politico. Già nel triennio 2015-2017 la crescita economica si è attestata al di sopra del 3% e nel 2018, con l’aumento del Pil del 2,6% ha superato la media europea.
A giugno dello scorso anno, dopo ben 10 anni, la Spagna è uscita dalla procedura di deficit eccessivo prevista dal Patto di stabilità e crescita avendo riportato il deficit al 2,5% del Pil: 10 anni prima, nel 2009, aveva raggiunto il picco del 10,9%. Anche il debito pubblico, che aveva sforato la soglia del 100% arrivando al 100,4% nel 2008, è tornato al 97,1% nel 2018. Rimane alta la disoccupazione, nonostante sia scesa dal 25% del 2012 al 14,5% del 2018.
Spagna e Italia sono da sempre partner commerciali legati da notevoli affinità culturali, oltre che da vicinanza geografica, e hanno mantenuto un alto livello di interscambio anche nei periodi di crisi. La Spagna, però, ha esportato in Francia e Germania più che in Italia, che nel 2018 ha accolto l’8% di tutto l’export spagnolo (22,7 miliardi di euro); mentre l’Italia ha esportato verso la Spagna 21,1 miliardi di euro, il 6,6% sul totale delle importazioni spagnole, al quarto posto dopo Germania, Francia e Cina. Nel 2018, il valore complessivo degli scambi tra i due Paesi si è attestato intorno ai 43,8 miliardi di euro, ovvero il 3,3% in più del 2017.
Anche gli investimenti imprenditoriali vedono un intenso incrocio di interessi tra Spagna e Italia. Risulta che nel 2018 i capitali italiani investiti in Spagna siano stati complessivamente quasi 2,5 miliardi di euro; mentre dalla Spagna gli investimenti arrivati in Italia nel 2018 sono stati di 175 milioni (la metà dell’anno precedente).
L’interesse delle imprese tiene conto anche del collegamento che la Spagna mantiene storicamente con i Paesi dell’America latina, quasi tutti ispanofoni. Dal canto loro, le aziende spagnole hanno trovato spazio di espansione non solo nell’America latina ma anche in Cina e in India.
Lo sviluppo tumultuoso degli anni ’80 ha portato il turismo a costituire la prima voce di introiti nell’economia spagnola. Mentre l’agricoltura, da sempre centrale nella cultura iberica, oggi contribuisce con appena il 2,5% del Pil.
Negli ultimi anni, diverse aree di innovazione hanno messo il Paese in posizione di rilievo. Si parla di energie rinnovabili, di industria farmaceutica, di bio-tecnologie, di alta tecnologia e così via.

Agricoltura

Nonostante il suo peso nell’economia spagnola si sia ridimensionato e sia stato ampiamente superato dal terziario, l’agricoltura spagnola costituisce ancora un concorrente temibile soprattutto per l’Italia. I due Paesi si contendono ogni anno il primato mondiale della produzione di olio d’oliva. Per il vino risultano il terzo produttore al mondo. Per gli agrumi, altro punto di forza delle aziende iberiche, sono stati fatti notevoli investimenti sulla selezione e sulle tecnologie innovative. Oggi, un quinto degli agrumi venduti nel mondo è di provenienza spagnola. E dei circa 6 milioni di tonnellate prodotti complessivamente, oltre la metà è destinata all’esportazione e quasi il 20% lavorato nell’industria di trasformazione.

Ma quasi la metà del suolo è costituita, in realtà, da superficie boschiva: 20 milioni di ettari, ovvero il 40% dell’intero territorio, che continuano ad aumentare. La superficie coltivata corrisponde al 33,3% mentre i pascoli occupano il 18%.

A condizionare lo sviluppo dell’agricoltura sono in buona misura due fattori: le caratteristiche del terreno, che vedono la Spagna divisa in zona arida e zona umida, e la frammentazione della proprietà terriera, costituita in gran parte da piccoli proprietari e con una prevalenza di latifondi, che per loro natura danno rese inferiori alle medie delle economie più sviluppate.

In ogni caso, solo il 10% del terreno spagnolo è considerato ricco. Il 45% moderatamente fertile, il 35% povero e improduttivo e il 10% è addirittura roccia nuda. Il sostegno finanziario da parte dell’Unione europea si è andato riducendo nel corso degli anni per due ragioni: un maggiore reddito pro capite, che rappresenta uno dei principali parametri per attivare i sostegni dell’Unione, e l’allargamento dell’Unione ad alcuni Paesi dell’Est nei quali il settore agricolo è predominante. Ciò nonostante, 17 regioni autonome hanno ottenuto il finanziamento dei loro progetti da parte del Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), che integra il finanziamento nazionale.

L’innovazione tecnologica è, comunque, tra le priorità della politica e delle aziende agricole spagnole. E il Paese aderisce al progetto dell’Ue chiamato “Smart villages” che punta a portare nelle campagne servizi digitali avanzati fino a costituire una rete europea di “campagne intelligenti” basata su una copertura di connessione a banda larga anche nelle aree rurali.

 

Meccanizzazione agricola

Che il parco trattori spagnolo abbia bisogno di essere aggiornato è confermato dall’iniziativa del Ministero dell’Agricoltura che ha lanciato il progetto “Plan renove” con il quale mette a disposizione degli agricoltori 5 milioni di euro da destinare all’acquisto di nuove attrezzature agricole (https://www.mapa.gob.es/es/agricultura/temas/medios-de produccion/maquinaria-agricola/ayudas/ayudas_renovacion_de_maquinaria/). Un supporto all’acquisto esisteva già, ma con il nuovo piano del 2019 sono stati inclusi i trattori, le macchine automotrici per la raccolta e determinati macchinari come attrezzature fitosanitarie, spandiconcime, seminatrici dirette, serbatoi di liquami con dispositivo di localizzazione del prodotto a terra e dispositivi di localizzazione indipendenti per l’installazione in un serbatoio in uso. L’obiettivo di questo piano è quello di venire incontro alle nuove e diverse necessità di meccanizzazione dell’agricoltura spagnola, attraverso l’acquisto di macchinari più efficienti dal punto di vista energetico, con maggiore capacità di lavoro, più sicuri e più rispettosi nei confronti dell’ambiente. Il mercato dell’usato, comunque, rimane molto consistente. E questo provoca, al pari di molti altri Paesi, un problema per la sicurezza degli operatori e per l’ambiente.

Considerata l’estrema varietà di terreni e di colture, le esigenze di meccanizzazione coprono un arco molto ampio. L’import-export di macchine agricole con la Spagna vede l’Italia in netto attivo.  Nel 2018 sono state importate in Italia dalla Spagna macchine per un valore di quasi 20 milioni di euro e ne sono state esportate nel Paese iberico per un totale di 250 milioni. Quasi la metà del valore delle macchine italiane esportate era relativo alle trattrici (112 milioni di euro su 250) mentre dei 20 milioni di euro di macchinario che l’Italia ha importato dalla Spagna solo 175 mila erano relativi alle trattrici.

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