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Tecnica

Gli atomizzatori con recupero del prodotto, una soluzione ecologica

La recente introduzione di normative che contemplano la necessità di introdurre delle fasce di rispetto tra i siti oggetto di trattamento e i siti sensibili (zone abitate, piste ciclabili, corsi idrici ecc.) ha stimolato la realizzazione di atomizzatori ecosostenibili, ovvero dotati di una sorta di "tunnel" all'interno del quale viene effettuato il trattamento della coltura

di Davide Facchinetti
dicembre 2017 | Back

Per ottenere prodotti sani e con un livello qualitativo elevato il ricorso ai trattamenti fitosanitari è assolutamente imprescindibile nell’agricoltura moderna, e ancor più lo è nell’agricoltura specializzata (vigneti e frutteti in primis). Tuttavia, l’effettuazione dei trattamenti fitosanitari è oggi uno degli aspetti più discussi dell’attività agricola da parte dell’opinione pubblica e dei mass media. Con il recepimento della Direttiva 2009/127/CE avvenuto nel 2011 i costruttori hanno introdotto nuove dotazioni di serie divenute imprescindibili per l’apposizione della marcatura CE. Scendendo nello specifico ora tutte le macchine devono permettere l’interruzione totale dell’irrorazione con un singolo comando; devono permettere un riempimento agevole e uno svuotamento completo del serbatoio principale; devono consentire di definire in maniera precisa e affidabile il volume da distribuire; devono necessariamente prevedere un serbatoio contenente la sola acqua, dedicato al lavaggio dell’irroratrice; e devono anche essere progettate per minimizzare la dispersione del prodotto irrorato per deriva e la percolazione a terra. Parallelamente, il recepimento della Direttiva 2009/128/CE avvenuto con il Piano d’Azione Nazionale (PAN) ha introdotto anche l’obbligo generalizzato di sottoporre a verifica funzionale periodica tutte le macchine utilizzate a scopo professionale per la distribuzione di fitofarmaci, e ciò ha come conseguenza che per alcuni utenti risulta troppo oneroso adeguare alle nuove disposizioni le macchine più obsolete.

La prospettiva di un rapido ricambio di una parte dell’attuale parco macchine, insieme alla richiesta degli utilizzatori di disporre di macchine moderne ed ecosostenibili ha portato molti costruttori italiani a mettere a punto i moderni atomizzatori “con pannelli di recupero”. Questo particolare segmento di mercato, che di fatto era una prerogativa di un paio di produttori (la tedesca Lipco e l’italiana Bertoni), si sta ora diffondendo rapidamente soprattutto in quelle zone dove sono state emanate disposizioni di igiene molto restrittive, nelle quali però gli utilizzatori di queste macchine “ecosostenibili” hanno la facoltà di ridurre drasticamente l’ampiezza delle fasce di rispetto a salvaguardia dei corsi idrici vulnerabili e delle zone sensibili. Si tratta nella fattispecie di macchine ben più care ed ingombranti rispetto a quelle tradizionali che, oltre ad innegabili vantaggi dal punto di vista ambientale, possono anche portare ad ottenere cospicui risparmi economici durante l’effettuazione dei trattamenti.

Se si considera che effettuando un trattamento con un atomizzatore tradizionale nelle prime fasi vegetative, ovvero quando la barriera fogliare non è ancora ben formata, è prassi comune arrivare a disperdere inutilmente nell’ambiente la gran parte del prodotto irrorato (e in alcuni casi si arriva a disperderne fino all’80-90%), e con gli “atomizzatori con pannelli di recupero” è possibile intercettare il prodotto altrimenti disperso e riutilizzarlo, è facile comprendere l’entità dei risparmi ottenibili con queste nuove macchine. è poi ovvio che tanto più aumenta l’effetto barriera creato dalla vegetazione che cresce in volume e fittezza, tanto più diminuiranno i vantaggi delle macchine che permettono il recupero del prodotto. Nonostante sia difficile quantificare il risparmio economico ottenibile con queste nuove macchine, è possibile stimare che i costi per la difesa di un vigneto allevato a spalliera mediamente variano tra 300 e 900 €/ha in funzione delle diverse strategie adottabili, e con l’impiego degli atomizzatori a pannello di recupero il risparmio può arrivare a ben il 40-50%. Anche dal punto di vista ambientale i vantaggi sono cospicui, infatti queste moderne macchine sono in grado di abbattere fino al 98% il deleterio fenomeno della deriva, e questo avviene in pratica in tutte le condizioni nelle quali queste macchine possono operare.

L’introduzione massiva di questa nuova categoria di macchine, seppure assolutamente auspicabile dal punto di vista ambientale, non è comunque attuabile in tempi brevi, anche per via di alcune problematiche intrinseche alla loro architettura. Innanzitutto si tratta di macchine adatte per operare soltanto sulle forme di allevamento a spalliera, e comunque rispetto a quelle tradizionali sono più ingombranti, pesanti e difficili da manovrare. è inoltre doveroso fare qualche considerazione agronomica, che comprende il fatto che il recupero del prodotto dopo che questo ha attraversato la vegetazione potrebbe essere anche veicolo della dispersione di spore (o uova) di agenti patogeni. Alcune di queste macchine offrono però allestimenti opzionali che comprendono centrifughe o dispositivi di microfiltrazione, che però potrebbero per contro far insorgere nuovi problemi nell’utilizzo di formulati in sospensione.

Ultima (ma non meno problematica) è la questione inerente la rimanenza a fine trattamento di una certa quantità di prodotto residuo; data la tipica modalità di funzionamento di queste macchine, non è possibile stabilire a priori e con esattezza la quantità di miscela effettivamente distribuita, perché ciò dipende (anche) dall’entità del recupero di prodotto. Di conseguenza, è sempre necessario sovradimensionare leggermente le quantità previste, per non incorrere nel rischio di non riuscire a terminare il trattamento sulla superficie prevista.

Relativamente alla realizzazione di queste particolari macchine che sempre più produttori stanno immettendo sul mercato, e senza la pretesa di essere esaustivi sull’argomento, elencheremo le proposte di alcune industrie italiane specializzate, iniziando dalla ravennate Bertoni Green Technology, che è certamente da annoverare tra le aziende pioniere in questo segmento, e che oggi propone una gamma articolata di prodotti derivati dal suo primogenito “Arcobaleno”, che ora viene proposto sia in modelli mono che bifilari, nonché in versioni da montare sulle vendemmiatrici, e in questo caso, si arriva a poter trattare contemporaneamente quattro filari.

Anche la friulana Agricolmeccanica, meglio nota con il suo marchio commerciale Friuli Sprayers, dopo aver presentato diversi anni orsono il primo“Drift Recovery”, lo ha poi affiancato a modelli espressamente studiati per vigneti stretti e collinari, poi con modelli ad elevata autonomia di lavoro, che utilizzano cisterne che possono raggiungere i 3000 litri, ed infine con il Drift Recovery Combo, che una volta smontati i pannelli di recupero si trasforma in un telaio porta-attrezzi per effettuare le potature e le cimature.

Sempre dal veronese arrivano le soluzioni della Caffini che propone il Drift Stopper Evo, realizzato con un nuovo telaio con timone a doppia articolazione sincronizzata e gestione elettronica che facilita le inversioni di marcia a fine filare e migliora la stabilità in curva. La macchina risulta particolarmente bilanciata grazie al fatto che tutto il gruppo irrorante risulta portato dall’attacco a tre punti del trattore, mentre il serbatoio e i pannelli adibiti al recupero del prodotto realizzati con materiali leggeri ad alta resistenza risultano essere un’appendice. L’atomizzatore a tunnel “Drift Stopper Evo” è offerto con serbatoio principale da 1000 a 2000 litri.

Ancora in provincia di Verona opera la Mantovani Giuseppe & Antonio Srl, nota con il marchio Florida, che in tema di atomizzatori a recupero propone il suo “Drift Winner”, proposto sia in versione mono che bifilare e provvisto di serie di timone snodato con cilindro idraulico, doppio asse a bilanciere con sollevamento idraulico e serbatoi principali con capacità di 600, 1000 o 1500 litri.

Sempre dai distretti veneti arriva l’offerta della padovana Idealche propone il suo Drop Save, un atomizzatore a pannelli di recupero adatto a lavorare due filari contemporaneamente e disponibile nella versione da 1000 litri, per sesti di impianto tra 2 e 3 metri, e da 2000 litri per filari larghi (2,3-3,5 metri). Grazie ad un particolare dispositivo di sollevamento dei pannelli, la macchina può operare su vigneti a spalliera con altezza variabile da 1,85 a 2,5 metri.

La vicentina Ricosma propone il suo“Zephir”,che si differenzia dagli altri modelli soprattutto per le modalità di recupero, realizzato con un flusso d’aria prodotto da un ventilatore assiale posto sul lato esterno del pannello. Lo Zephir è offerto in versioni mono o bifilari e si adatta ad interfilari da 2 a 3 metri. Il recupero avviene ad opera di un insieme di fitte lamelle in materiale plastico. Un conta litri permette di conoscere in tempo reale la quantità di prodotto recuperato e il livello del prodotto nel serbatoio. Lo Zephir è disponibile con serbatoio principale da 1000 o 2000 litri.

Anche la trevisana For.Agr. Srl – Favaro è entrata nel mercato degli atomizzatori a tunnel con la sua serie BACCO, offerta con serbatoi da 1000 e 1500 litri e in versione bifilare, che vengono proposti anche con un particolare dispositivo che permette la miscelazione del prodotto fitoiatrico direttamente nel circuito di irrorazione, mentre nella cisterna principale permane solo l’acqua pulita.

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