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Vietnam: esportazioni italiane in crescita

Nel 2018 l’export di tecnologie italiane per l’agricoltura tocca il record di 5,5 milioni di euro. Nonostante il boom dello scorso anno, il nostro Paese detiene una quota marginale, appena il 2% dell’import vietnamita di macchine agricole. In Vietnam prevalgono ancora metodi di coltivazione tradizionali ma il governo sta spingendo sulla meccanizzazione

di Giovanni M. Losavio
ottobre 2019 | Back

Nuovo massimo storico per le esportazioni di macchine agricole in Vietnam. Il made in Italy, che già tra il 2013 e il 2018 aveva visto tassi di crescita a doppia cifra anno su anno, ha registrato proprio nel 2018 un altro record, con un valore pari a 5,5 milioni di euro. Lo rende noto un rapporto dell’ICE Agenzia, ufficio di Ho Chi Minh City, datato luglio 2019. Insomma, come si evince dalla relazione ICE, per l’agromeccanica italiano si tratta di un vero boom, tanto più significativo se si considera che appena sei anni fa il valore complessivo del nostro export non raggiungeva i 600 mila euro. A fare da locomotiva sono soprattutto le macchine  per la preparazione del terreno, i coltivatori, i trattori usati e il comparto dei ricambi; ma anche la motoristica e le tecnologie per gli allevamenti mettono a segno prestazioni di tutto rispetto. Per i marchi italiani dunque è un vero exploit, frutto di una strategia votata alla valorizzazione della nostra produzione nel Paese del Sud Est asiatico. «In Vietnam – si legge nella nota messa a punto dall’ICE Agenzia – il Governo italiano ha organizzato numerose attività di promozione che hanno permesso ai nostri costruttori di scoprire nuove possibilità di affari e di creare così fruttuose collaborazioni commerciali». Da ricordare al riguardo, tra le diverse iniziative ufficiali, la missione targata FederUnacoma che nel giugno del 2017 ha portato ad Hanoi una delegazione di otto costruttori impegnati in una quattro giorni di incontri sulle opportunità offerte dall’agricoltura vietnamita. D’altro canto, segnala l’ICE Agenzia, il settore agromeccanico del Vietnam ha importanti margini di crescita, legati a una forte domanda (latente e non) di tecnologie per l’agricoltura e allo sviluppo di nuove coltivazioni.

 

Il gap tecnologico del Vietnam

Rispetto alla fotografia scattata due anni fa dal focus di Mondo Macchina (numero 10/2017), la geografia del comparto è rimasta sostanzialmente invariata. Dal focus emergeva l’immagine di un Paese con una forte dipendenza dal riso (il 90% della produzione totale di cereali) e nel quale, a fronte di un’estrema parcellizzazione delle superfici coltivate (nella regione del Mekong, cuore agricolo del Vietnam, l’85% delle aziende non raggiunge il mezzo ettaro), il parco macchine risultava essere del tutto inadeguato alle esigenze di un’agricoltura moderna ed efficiente. Sui campi di riso del Mekong, ad esempio, oggi sono schierate poco più di 42 mila trebbiatrici, circa 2.800 mietitrici e 600 mietitrebbie, ma il grosso delle operazioni viene ancora svolto a mano. Questo finisce inevitabilmente per causare significative perdite di prodotto, un’importante dilatazione dei tempi di lavoro e un impiego disfunzionale dei fattori produttivi. Così, il costo della coltivazione rispetto al prezzo finale del prodotto risulta essere sbilanciato, laddove l’utilizzo di una sola mietitrebbia - si legge sempre nella nota dell’ICE – consentirebbe di tagliare del 30% i costi di produzione. Il deficit tecnologico di Hanoi è evidente anche nel segmento delle trattrici. Il comparto conta 480 mila macchine, per una potenza complessiva pari a 5,6 milioni di cavalli, ma si tratta per lo più di motoagricole con una potenza media per unità che raggiunge a stento i 15 cavalli, per un tasso di meccanizzazione pari ad appena 1,6 cavalli per ettaro. Per colmare tale divario il governo vietnamita ha seguito due diversi indirizzi strategici. Se da un lato ha incentivato le imprese che progettano e producono macchine per l’agricoltura, dall’altro ha agevolato gli investimenti delle aziende agricole nelle tecnologie della meccanizzazione. Tassi agevolati al 3%, defiscalizzazione dei prodotti per il settore agromeccanico, defiscalizzazione e agevolazioni fiscali per le macchine innovative, sono alcuni degli strumenti messi in campo. Ulteriori benefici, per il comparto agromeccanico ma più in generale per il settore primario, dovrebbero arrivare dal Trattato di partnership trans-pacifica che è alla base di una delle aree di libero scambio più estese del mondo.

 

Le opportunità per il made in Italy

Nonostante la robusta crescita degli ultimi anni, l’export di macchine agricole rappresenta appena il 2% delle totale delle importazioni del Vietnam. A fare la parte del leone sono Cina (41%), Thailandia (27%), Malesia (7%) e Giappone (5%) che insieme rappresentano l’80% dell’import vietnamita. Su questo fronte – spiega l’ICE – le imprese italiane, così come quelle europee si trovano a fare i conti con forti barriere all’ingresso, legate soprattutto al prezzo dei macchinari agricoli. Dal punto di vista dei costi, i costruttori asiatici godono di un considerevole vantaggio competitivo, dovuto anche alla struttura del settore primario che risulta ancora essere a bassa intensità di capitale. «Ci vorrà ancora del tempo prima che l’agricoltura vietnamita passi da logiche produttive tradizionali alla meccanizzazione su larga scala. In tale scenario – conclude il rapporto dell’agenzia per il commercio estero – le opportunità di business più interessanti per i costruttori italiani sono legate allo sviluppo di partnership commerciali con le aziende vietnamite e alla fornitura di ricambi e di accessori». Un canale, questo, che potrebbe anche beneficiare delle agevolazioni governative per la meccanizzazione agricola istituite nel Paese.

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