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L'India viaggia verso quota "un milione"

Con 912 mila trattrici vendute nel 2022 e 680 mila nei primi nove mesi di quest’anno, il Subcontinente indiano si conferma il primo mercato a livello mondiale. L’investimento nella meccanizzazione è necessario a fronte di una superficie agricola lorda di 200 milioni di ettari e di una popolazione in crescita. Gli obiettivi della politica agricola sono quello della sicurezza alimentare, ma anche quello della diversificazione delle produzioni per migliorare lo stile alimentare e la redditività dell’agricoltura

di Roberto Bonora
novembre 2023 | Back

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arafrasando il Nanni Moretti di Palombella rossa e il suo “le parole sono importanti”, quando si parla di India i numeri sono importanti. E davvero significativi.

Ormai è un dato di fatto che stiamo parlando del primo Paese al mondo in termini di popolazione – è di inizio 2023 il superamento della Cina – con quasi 1,5 miliardi di abitanti, che occupano una superficie di oltre 3,2 milioni di km2 – indicativamente una decina di volte l’Italia – e con un Prodotto interno lordo che cresce costantemente (mediamente del 7% all’anno dal 2014) e che progressivamente ha superato quelli di Russia, Brasile, Canada, Italia, Francia e Regno Unito e ha già nel mirino quelli di Giappone e Germania.

Dati “impressive”, come direbbero gli anglosassoni, che invece sono in linea con le proiezioni di Goldman Sachs Research secondo cui il Pil dell’India supererà quello dell’area Euro nell’arco di 25 anni (la stima parla del 2051) e quello degli Stati Uniti entro cinquant’anni.

Previsioni che paiono sorprendenti per chi conosce e ha visto la realtà del subcontinente indiano ma che trovano continui riscontri.

Dal 2014 in avanti (anno del lancio del Business Reform Action Plan) il documento programmatico di sviluppo di Narendra Modi, primo ministro ancora oggi al governo, oltre alla crescita del Pil, l’India ha portato la disoccupazione media al di sotto del 10%, il tasso di inflazione è sceso attorno al 6,5% in linea con il tasso di interesse nominale, il rapporto fra debito pubblico e Pil è intorno al 90% (sensibilmente migliore per intenderci di quello italiano, ben oltre le tre cifre) e le esportazioni, fulcro dell’intera strategia economica del Paese, hanno raggiunto quota 650 miliardi di dollari. L’India è anche Il Paese con più emigranti nel mondo, capaci di generare, secondo la World Bank oltre 100 miliardi di dollari di risorse rimesse.

Certo, sottolineano correttamente gli analisti più critici, stiamo parlando di un Paese che ancora oggi ha un reddito per abitante che assomma a meno di 2.500 dollari di Pil pro-capite all’anno (l’Italia, sempre per avere una base di confronto, è attorno ai 35 mila dollari).

Ma anche in questo caso è la tendenza a far sorridere Nuova Delhi. Negli ultimi dieci anni questo valore è più che raddoppiato e le aspettative sono per un ulteriore raddoppio in un arco di tempo inferiore. Ancora di più se si realizzerà il primo obiettivo dichiarato dalla strategia Modi, quello di trasformare l’India nel primo hub manifatturiero del mondo.

Un obiettivo che si rafforza se si pensa, come evidenziano a più riprese diversi report delle più importanti banche d’affari, che l’India è attualmente una delle sole tre economie al mondo in grado di generare una crescita economia annuale superiore ai 4-500 miliardi di dollari.

 

Agricoltura ancora protagonista

In questo scenario e in un Paese che da solo possiede poco meno di un terzo dell’intera superficie dell’Europa l’agricoltura rimane il settore trainante.

Su una superficie lorda di oltre 200 milioni di ettari, ben 140 milioni sono quelli seminati, più della metà irrigati. Ancora oggi (ultimo dato relativo al 2021) il 44% degli indiani è attivo nel settore primario. Un dato in calo, ma lieve se si pensa che nel 2011 il valore era al 49%.

Impiegati nelle colture di pieno campo, con i cereali a dominare (riso in primis con oltre 40 milioni di ettari) ai quali si aggiungono 25 milioni di ettari di semi oleosi, nell’allevamento zootecnico (oltre 300 milioni di bovini e 200 milioni di ovini) e nell’ortofrutticoltura ai quali sono destinati poco meno di 20 milioni di ettari (circa 8 nella frutticoltura, 11,5 nell’orticoltura). Su quest’ultimo passaggio torneremo.

Con questi numeri l’India è ormai da diversi anni il primo mercato mondiale della meccanizzazione agricola in termini numerici. Ancora una volta i numeri parlano. Nel 2022 si è toccata la strabiliante cifra di 912 mila trattrici vendute (l’intera Unione Europea naviga attorno alle 200 mila unità), massimo storico di poco superiore al record del 2021 (903 mila trattrici). Un valore destinato a essere ritoccato al rialzo, considerato che nei primi nove mesi del 2023 sono già state vendute oltre 680 mila trattrici con una crescita del 6,4% rispetto all’analogo periodo del 2022.

Un andamento che, se confermato, mette nel mirino l’impensabile cifra del milione di trattori venduto all’anno in un Paese che già oggi ospita il più grande costruttore mondiale in termini numerici, Mahindra.

 

L’apporto della meccanizzazione italiana

Anche in questo caso gli analisti più critici rimarcano il fatto di un parco macchine basico, fatto di piccole potenze e di tecnologie che in Occidente risultano spesso datate. Nondimeno, l’India registra un sostanziale miglioramento in tutti i segmenti, con un’attenzione particolare verso le proposte estere. Ovviamente anche italiane. Diverse realtà (Argo Tractors, BCS, Maschio-Gaspardo, New Holland, SDF, ed altre…) sono presenti da tempo in India con propri stabilimenti o con accordi produttivi, molte altre società hanno continui contatti commerciali nel mercato indiano, diventato uno dei principali obiettivi di sviluppo. Ne esce un interscambio vivace e in sensibile crescita sia sul fronte dell’import che dell’export. Nel 2022 le importazioni italiane di trattrici e macchine agricole dall’India hanno toccato il valore record di 113 milioni di euro, dato che dovrebbe essere confermato anche nel 2023. Anche le esportazioni di trattrici e macchine agricole hanno ritoccato il record storico arrivando nel 2022 ai 43 milioni di euro. Un valore, tuttavia, in rallentamento nei primi mesi 2023. La brillantezza dei rapporti commerciali e la fornitura di macchine agricole specializzate può trarre nuova linfa proprio dalla crescita del settore ortofrutticolo di cui si parlava in precedenza. Molti milioni di ettari in grado di creare un valore aggiunto decisamente superiore a quello cerealicolo, che necessitano di una tecnologia all’avanguardia, caratteristica della produzione italiana. Che, peraltro, si può adattare anche alla nuova tendenza pro-biologico dell’India. Quasi a livello di curiosità vale la pena ricordare che lo Stato federato del Sikkim è il primo Paese 100% bio. Fuori dalla curiosità va rimarcato che l’India, con un piano specifico, l’Npop (Programma nazionale per la produzione biologica), conta di convertire ad agricoltura biologica diverse centinaia di migliaia di ettari, in particolare nel Punjab e nell’area di Chandigarh. Uno sviluppo nel quale l’apporto della meccanizzazione italiana può essere rilevante.

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