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Agricoltura in India, uno sguardo al futuro

L’economia primaria del Subcontinente vive una fase di trasformazione, sotto la guida di un Governo che ha tra le proprie priorità la crescita della produttività e dei redditi per gli agricoltori. Il Paese, che ha le potenzialità non soltanto per garantire la sicurezza alimentare della popolazione ma per diventare un forte esportatore di derrate agricole, deve guardare anche alle variabili legate ai fattori meteorologi e ai cambiamenti climatici. Necessario un forte investimento nelle innovazioni tecnologiche, capaci di ottimizzare i fattori produttivi e prevenire i rischi per le coltivazioni

di Davide Gallarate
dicembre 2019 | Back

La rassegna di EIMA Agrimach, l’esposizione internazionale di macchine ed attrezzature agricole organizzata da FederUnacoma e FICCI a New Delhi, ha sempre rappresentato l’occasione per fare il punto sullo stato dell’agricoltura del Paese. Quest’anno l’attenzione è puntata non soltanto all’attualità agricola del Paese, ma anche alle prospettive future dell’economia primaria, partendo dai programmi lanciati dal Governo di Narendra Modi.

 

“Raddoppiare il reddito degli agricoltori entro il 2022”

Il Governo, guidato dal partito conservatore di matrice induista BJP, ha sin dall’inizio posto l’accento sull’aumento del benessere della popolazione rurale, che ancora rappresenta oltre il 60% degli 1,2 miliardi di abitanti del Paese, come testimonia il fatto che alla dicitura Ministero del­l’Agricoltura (Ministry of Agriculture) sia stata aggiunto “e del benessere degli agricoltori” (and Farmers’ Welfare). Raddoppiare il reddito degli agricoltori nei prossimi tre anni appare un piano molto ambizioso, che richiederà forti investimenti da parte del Governo per il miglioramento sia della redditività dei campi che delle infrastrutture nelle aree rurali. Guardando al settore delle macchine ed attrezzature per l’agricoltura, la cui adozione è elemento imprescindibile per la riuscita di tale progetto, il principale strumento di sostegno rimane la National Mission on Agricultural Mechanization (già diffusamente trattata nello speciale del numero n.3-4/2019 di Mondo Macchina/Machinery World), che in sintesi da un lato prevede un supporto finanziario all’acquisto di macchine ed attrezzature, dall’altro incentiva la creazione di custom hiring centers, ossia centri per la fornitura di servizi conto terzi.

 

“Raddoppiare le esportazioni entro il 2022”

L’India ha indubbiamente il potenziale per diventare uno dei più importanti esportatori al mondo di prodotti agricoli, sia freschi che lavorati. Il Paese, anche grazie alla sua immensa estensione, si colloca ai primi posti nelle classifiche relative alla produzione agricola e, con l’adozione di tecniche e tecnologie d’avanguardia, si stima possa rispondere in buona misura sia alla domanda interna che alla richiesta dall’estero, con evidenti benefici per l’economia. Per portare le esportazioni di prodotti agricoli dagli attuali 30 miliardi di dollari a 60, l’avanzamento tecnologico deve interessare tutti i passaggi della filiera agroalimentare, dalla coltivazione alla lavorazione; su questo secondo aspetto il Governo ha cercato di dare risposta tramite gli incentivi alla creazione dei cosiddetti Mega Food Parks, ovverosia di aree industriali destinate alla lavorazione dei prodotti alimentari.

A queste sfide si aggiungono quelle derivanti dagli effetti del cambiamento climatico, che in un Paese come l’India, in cui l’agricoltura dipende ancora in maniera sostanziale dal buon andamento delle piogge, si fanno sentire ancor più che in altre zone del globo.

Nonostante i progressi degli ultimi anni, il 51% dei 140 milioni di ettari coltivati in India risulta ancora alla mercé dei monsoni, i venti da cui dipende la maggioranza delle precipitazioni nel Paese (in alcune zone dell’India centrale addirittura il 90% delle piogge ha luogo durante il periodo dei monsoni).

Precipitazioni al di sotto della norma, con il conseguente deficit di approvvigionamento idrico, o al di sopra di essa, che possono causare danni alle coltivazioni, sono sempre più frequenti e, unitamente all’innalzamento delle temperature medie, rischiano di compromettere seriamente lo sviluppo del settore primario anche perché non vi sono elementi per ipotizzare che la situazione meteorologica possa migliorare nei prossimi anni. Altro aspetto importante è quello della desertificazione e del deterioramento del suolo: vaste zone del Paese sono infatti state dichiarate ad alto rischio e ogni anno centinaia di migliaia di ettari di terreno agricolo diventano incoltivabili, con danni incalcolabili per le zone colpite.

L’India deve inoltre continuare a confrontarsi con una crescita demografica che appare inarrestabile: le stime più recenti indicano in oltre 1,3 miliardi di persone la popolazione attuale, che diventeranno 1,5 entro il 2030, facendo dell’India lo Stato più popoloso del mondo, per poi aumentare ulteriormente a 1,7 entro il 2050.

Restano infine tutti da valutare gli effetti sul settore primario del Pradhan Mantri Kisan Samman Nidhi, il programma governativo, inaugurato con l’anno fiscale 2019 – 2020, che introduce un reddito universale per gli agricoltori con proprietà fino a 2 ettari e che si rivolge ad un bacino di circa 130 milioni di famiglie potenzialmente beneficiarie.

Il futuro dell’agricoltura indiana appare quindi costellato di numerose sfide: la meccanizzazione di tutte le fasi della coltivazione (si stima che, rispetto al potenziale complessivo, solo il 45% delle operazioni in campo sia attualmente svolto con l’impiego di macchine ed attrezzature) è pertanto sempre più indispensabile, perché proprio l’apporto tecnologico consentirà all’agricoltura indiana di vincere tutte le sfide che ha di fronte.

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