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Tecnica

I carri raccolta frutta, un supporto prezioso

Nell’ambito delle produzioni agricole italiane la frutta occupa un posto importante. La raccolta del prodotto proveniente da coltivazioni arboree, e destinato al consumo tal quale, deve essere tempestiva e attenta a mantenere le migliori caratteristiche dei frutti. I moderni carri raccolta, specie in versione semovente, soddisfano in pieno i requisiti richiesti

di Lavinia Eleonora Galli
maggio - giugno 2022 | Back

Grazie al suo clima temperato (anche se, purtroppo, sta cambiando...) la penisola italiana è praticamente nella sua interezza un territorio particolarmente vocato alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli. Recenti indagini svolte all’interno dell’UE vedono infatti l’Italia insieme alla Spagna in testa alla graduatoria dei produttori di frutta e verdura.

Grazie ai diversi microclimi di cui gode l’Italia, la produzione nazionale di frutta si articola su un’ampia varietà di cultivar: dalle mele ai kiwi, dalle pesche agli agrumi fino alla frutta esotica, come ad esempio mango e avocado. Le diverse colture, differenti per morfologia della pianta e sesto di impianto, hanno in comune l’impegno della raccolta del prodotto per il consumo fresco: le tipiche e variegate forme di allevamento delle piante rappresentano spesso una forte limitazione alla raccolta integralmente meccanizzata.

I sesti di impianto negli allevamenti a spalliera sono molto variabili, dai più fitti dei meleti del nord Italia (con interfilare di 2,5-3 m), fino agli aranceti del Sud, dove l’ampiezza può arrivare anche a 5 m.

 

Finalità di impiego dei carri raccolta frutta

Introdotti sul mercato da oltre 60 anni, i carri raccolta frutta sono macchine che agevolano la raccolta manuale del prodotto, non tanto nella fase di distacco dei frutti dalla pianta (su questa operazione si sta impegnando la robotica), quanto per raggiungere i siti nella vegetazione dove il prodotto è cresciuto, soprattutto per forme di allevamento piuttosto imponenti.

Pertanto, queste macchine si limitano ad operare come agevolatori nella raccolta del prodotto, permettendo agli operatori a bordo di muoversi con un certo grado di libertà, su una piattaforma di adeguata estensione, con altezza da terra regolabile, in modo da poter raggiungere velocemente e in sicurezza tutti i frutti da cogliere, senza doversi avvalere di pericolose scale, da spostare continuamente per raggiungere i diversi punti della chioma.

I modelli più recenti si differenziano tra carri trainati dal trattore e macchine semoventi. Questi ultimi sono decisamente più diffusi, e dotati di motore autonomo così come adeguate soluzioni per la trasmissione del moto agli organi di propulsione. Per adattarsi al meglio agli scenari di impiego, le motorizzazioni disponibili sono diverse, sia in termini di tipologia (propulsore endotermico diesel, oppure più recentemente elettrico, alimentato a batterie), che di potenza (da 20-25 a 50 Cv).

 

Caratteristiche tecnico-prestazionali

La velocità di avanzamento di questi mezzi in lavoro nell’interfilare è necessariamente molto limitata (meno di 1 km/h), mentre per i trasferimenti su strade interpoderali e pubbliche si può arrivare fin quasi a 20 km/h. La struttura della macchina è costituita da un telaio di base, che ospita il motore e la trasmissione, ed è dotato di ruote pneumatiche (oppure più raramente cingoli in gomma). Tutti i modelli semoventi, di dimensioni variabili per meglio adattarsi alle necessità dei diversi sesti d’impianto, sono caratterizzati da un passo piuttosto corto, in modo da contenere il raggio di sterzata e quindi muoversi agilmente nelle capezzagne.

La trazione, di tipo idrostatico (o più di recente anche elettrica) consente un’accurata progressione del moto; la trattività può essere ottimizzata con le 4 ruote motrici, che possono anche essere tutte sterzanti. La piattaforma aerea, che comprende il pannello di controllo e i comandi di guida, è generalmente sollevabile fino a circa 3 m da terra, in modo da rendere possibile la raccolta anche dalle chiome più alte.

La movimentazione verticale della piattaforma avviene tramite un cilindro idraulico (raramente più di uno) che agisce su un meccanismo a pantografo.

Alcuni modelli hanno la possibilità di allargare la superficie della piattaforma aerea mediante l’incremento laterale della superficie calpestabile, ottenuto con l’estensione di appendici definite “balconi” o “terrazze”; a tale proposito, un circuito idraulico con comandi indipendenti ne gestisce la movimentazione in base alle necessità degli operatori. In tal modo, la superficie globale della piattaforma può essere notevolmente aumentata, con larghezze che possono superare anche 3,5 m, a tutto vantaggio della libertà d’azione degli operatori anche con la piattaforma parzialmente occupata dai contenitori dei frutti.

Alcuni modelli sono dotati di bracci idraulici collocati anteriormente e/o posteriormente alla macchina, che mantenuti in posizione chiusa in verticale durante i trasferimenti vengono poi abbassati in campo per ospitare i contenitori in fase di raccolta.

Quando i bin sono pieni, i bracci provvedono a farli scivolare delicatamente a terra, in vista del loro successivo carico su un rimorchio per il trasferimento al centro aziendale.

Alcuni costruttori, quali Hermes di Gargazzone (BZ) e N. Blosi di Russi (RA), propongono modelli di carri raccolta frutta dotati di nastri trasportatori orientabili e raggiungibili sia da terra che dalla piattaforma, opportunamente conformati per la prima deposizione dei singoli frutti.

Il movimento senza fine di queste appendici permette la traslocazione automatica del prodotto dal punto di raccolta al bin, a tutto vantaggio dell’efficienza operativa della lavorazione, ma anche e soprattutto dell’integrità dei frutti.


Impieghi accessori

Agevolare la raccolta, ed eventualmente convogliare i frutti in appositi contenitori, sono le funzioni principali dei carri raccolta frutta. Queste macchine vengono però di frequente impiegate per scopi secondari, seppur parimenti importanti, come la potatura e la stesura di reti antigrandine. Sulle colture arboree, la potatura è per lo più effettuata manualmente, per cui le piattaforme dei carri raccolta frutta costituiscono una solida base, di tipo mobile, per il raggiungimento delle parti alte delle chiome, in sostituzione delle scale o altri dispositivi più o meno di fortuna.

Le reti antigrandine costituiscono un presidio particolarmente importante nell’Italia settentrionale, dove le grandinate (purtroppo sempre più frequenti, specie nel periodo estivo) rischiano di compromettere il raccolto in termini di quantità, qualità e di conseguenza compromettere le prospettive di reddito. La loro messa in opera, compresa la relativa struttura di supporto, può risultare macchinosa se la parte aerea della coltura si estende ad altezze considerevoli, ad esempio fino a 3-3,5 m e oltre. L’impiego dei carri raccolta frutta come elevatori agevola notevolmente l’installazione dei tiranti, ovvero gli elementi base per la successiva stesura delle reti, che viene eseguita all’inizio del periodo estivo, per non filtrare eccessivamente la radiazione solare durante le fasi di fioritura e allegagione.


I modelli con piattaforma autolivellante

Specie nell’Italia settentrionale, i frutteti sono impiantati sovente su terreni declivi, come ad esempio nelle valli lombarde e trentine. Per ottimizzare l’operatività in tali condizioni, un numero sempre maggiore di carri raccolta frutta sono di tipo autolivellante, ovvero in grado di mantenere orizzontale la piattaforma aerea mentre la struttura portante della macchina segue la pendenza del terreno, sia nella direzione longitudinale che soprattutto in quella trasversale. In tal modo, gli addetti possono muoversi su una superficie sempre in piano, ossia con entrambe le mani libere di raccogliere i frutti, anziché essere costretti ad aggrapparsi con una di esse alla balaustra, per mantenersi in equilibrio. La compensazione della pendenza, specie nel piano trasversale, può arrivare a valori notevoli, anche del 45% (24° circa) e più.


Aspetti della sicurezza

A causa della loro struttura e delle modalità operative, i carri raccolta frutta evidenziano diversi fattori di rischio da non sottovalutare, il principale dei quali è il ribaltamento, purtroppo causa di diversi incidenti, anche mortali. Seppure in campo la velocità di avanzamento sia normalmente molto bassa, in fase di trasferimento si possono raggiungere anche i 15-20 km/h; nonostante in assoluto non possa sembrare un valore particolarmente elevato, considerando la conformazione della macchina, che si caratterizza per un centro di massa piuttosto alto, la stabilità dell’insieme può risultare precaria, specie in fase di sterzata su terreno sconnesso. Per questo, oltre ovviamente al conducente, nei trasferimenti non è consentita la presenza a bordo di operatori.

Il CREA-IT di Treviglio (BG) ha svolto un accurato studio finalizzato all’accertamento delle caratteristiche di stabilità di numerosi modelli di carri raccolta frutta, anche autolivellanti, con personale a bordo (ipotizzando una massa individuale di 90-95 kg) e bin colmi di prodotto.

In tali configurazioni è stata misurata la ripartizione delle masse e la conseguente stabilità dei mezzi in piano e a differenti pendenze, a diverse altezze della piattaforma e con le appendici laterali chiuse ed estese. I risultati hanno evidenziato come le condizioni più critiche corrispondano ai carri con la piattaforma alla massima altezza, con le terrazze laterali aperte e con a bordo due operatori o più. Le prove di stabilità laterale hanno evidenziato un angolo statico critico per il ribaltamento pari a 15-20° a seconda del mezzo analizzato. Questo valore sale intorno ai 25° per i carri autolivellanti che risultano più stabili su terreni declivi per questo sono consigliabili per i frutteti in ambito collinare e montano.

 



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