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Tecnica

I guanti da lavoro: tipologie e norme di riferimento

Che si tratti di lavorare con materiali taglienti o ad elevata temperatura, oppure manipolare sostanze chimiche, sono disponibili guanti che assicurano un’idonea protezione. Si tratta dei dispositivi di protezione individuale più diffusi

di Lavinia Eleonora Galli
luglio - agosto - settembre 2025 | Back

I guanti da lavoro sono Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) indispensabili in numerosissimi ambiti professionali. Svolgono una funzione fondamentale nella prevenzione degli infortuni alle mani, garantendo una barriera efficace contro rischi meccanici, termici, chimici, biologici ed elettrici, talvolta anche contestualmente. Per selezionare la tipologia più adatta alle proprie mansioni, si devono considerare le operazioni manuali, le caratteristiche dell’ambiente operativo, la natura del rischio e naturalmente le disposizioni delle normative di riferimento. I guanti da lavoro si possono pertanto classificare in base alla protezione che assicurano e al tipo di rischio presente nel contesto lavorativo. Di seguito una breve panoramica delle tipologie maggiormente indicate per l’uso in agricoltura.

Guanti contro i rischi meccanici. Proteggono l’operatore da possibili eventi, quali abrasioni, tagli superficiali, strappi, perforazioni e piccoli urti, assicurando al tempo stesso buona sensibilità tattile e libertà di movimento. Il loro impiego è diffuso in numerosi settori lavorativi, per la movimentazione manuale di materiali, per la manutenzione industriale, la logistica, le lavorazioni artigianali e naturalmente anche l’agricoltura. I materiali impiegati per la loro realizzazione variano in base alle esigenze di protezione e comfort specifiche dell’attività svolta. La pelle naturale, come quella bovina, ovina o caprina, è particolarmente apprezzata per la robustezza e la durata, risultando ideale per impieghi gravosi come i lavori edili e di carpenteria. Altri modelli utilizzano tessuti sintetici o naturali, tra cui poliestere, nylon o cotone, spesso rivestiti esternamente con uno strato di nitrile, lattice o poliuretano, in grado di aumentare la resistenza all’abrasione e migliorare la presa. Nei contesti dove è richiesta una protezione superiore contro i tagli, vengono impiegate fibre ad alta tenacità come il kevlar. Per applicazioni particolarmente impegnative, alcuni modelli includono rinforzi specifici su nocche e dorso allo scopo di migliorare la protezione contro gli urti accidentali. Per mantenere inalterate nel tempo il livello di protezione dei guanti contro i rischi meccanici, è fondamentale la manutenzione: quelli in tessuto possono essere lavati seguendo scrupolosamente le istruzioni del produttore, mentre la pelle richiede cure e trattamenti specifici, per conservare inalterate le caratteristiche di flessibilità e resistenza. È inoltre buona norma effettuare periodicamente accurate ispezioni visive, per rilevare eventuali danni, come lacerazioni o segni di usura che comprometterebbero l’efficacia dei guanti, provvedendo alla loro sostituzione quando necessario.

Guanti contro i rischi chimici. Proteggono dal contatto con agenti corrosivi, irritanti o tossici, e sono pertanto frequentemente impiegati nell’industria chimica e farmaceutica e nei laboratori di analisi, così come nelle attività di pulizia industriale, per la gestione dei rifiuti speciali e in alcuni ambiti sanitari, ma ovviamente anche in agricoltura, soprattutto per la manipolazione di prodotti fitosanitari e concimi di sintesi. La loro funzione principale è di evitare il contatto diretto della cute con liquidi e vapori dannosi, tramite un’efficace barriera impermeabile. Oltre alla protezione chimica, devono garantire una buona resistenza meccanica e, per molte applicazioni, anche una discreta sensibilità tattile. I materiali utilizzati per la loro realizzazione variano in base alle caratteristiche delle sostanze da cui ci si deve proteggere: il nitrile è particolarmente adatto per resistere a oli, grassi e solventi organici, il neoprene offre una protezione più ampia contro acidi e basi, il butile è indicato per la tenuta a gas e vapori chimici particolarmente aggressivi, mentre il PVC rappresenta una soluzione versatile ed economica, efficace contro molte sostanze a base acquosa. Per migliorare il comfort, soprattutto in caso di un uso prolungato, molti modelli sono dotati di rivestimenti interni che favoriscono la vestibilità e assorbono il sudore, contribuendo a rendere il lavoro più sicuro e confortevole. La manutenzione dei guanti contro i rischi chimici, soprattutto se si tratta di dispositivi riutilizzabili, richiede particolare attenzione: è indispensabile pulirli accuratamente dopo ogni impiego, seguendo le istruzioni del produttore per evitare il rischio di contaminazione residua e preservarne l'integrità. È inoltre fondamentale la loro conservazione in luoghi asciutti, lontano da fonti di calore e dalla luce diretta, al fine di evitare l’alterazione delle loro proprietà protettive. Qualora si rilevino segni di usura, lacerazioni o perdita di elasticità, i guanti devono essere sostituiti immediatamente. I modelli monouso vanno smaltiti correttamente dopo il loro singolo utilizzo.

Guanti contro i rischi elettrici. Proteggono dal rischio di elettrocuzione durante lavori su impianti sotto tensione. La loro funzione principale è quella di isolare completamente le mani dal contatto con le parti elettriche attive, impedendo il passaggio di corrente attraverso il corpo umano, riducendo quindi sensibilmente il rischio di infortuni gravi o potenzialmente letali. L’impiego di questi guanti è essenziale per la manutenzione e installazione di impianti elettrici industriali, per gli interventi sulle reti di distribuzione, nelle infrastrutture per il trasporto dell’energia e durante gli interventi su quadri elettrici o cabine di trasformazione. Sebbene in misura minore, anche nell’ambito agricolo i guanti contro i rischi elettrici possono trovare impiego in lavori su linee elettriche in aree rurali. Realizzati in gomma naturale o sintetica con elevate proprietà isolanti, questi DPI devono coniugare capacità di isolamento elettrico e buona elasticità, per garantire sicurezza e al tempo stesso agevolare la manualità dell’operatore. Questa particolare tipologia di guanti viene prodotta in diversi spessori ed è classificata in categorie che ne definiscono l’idoneità a specifici valori massimi di tensione. Affinché conservino la loro efficacia, è fondamentale eseguire controlli accurati prima di ogni impiego. L’operatore deve verificare l’integrità del guanto, verificando l’assenza di tagli, di fori, di screpolature o di altri segni di deterioramento, che potrebbero compromettere le proprietà isolanti. A questo scopo, viene comunemente effettuato un test di gonfiaggio manuale, utile per rilevare eventuali micro-perforazioni non visibili a occhio nudo. In aggiunta, le normative di riferimento prevedono verifiche periodiche in laboratorio, attraverso prove di tenuta dielettrica per garantire che i guanti mantengano le prestazioni di sicurezza richieste. La loro corretta conservazione è altrettanto importante. I guanti devono essere protetti da fonti di calore, dalla luce solare diretta e dagli agenti chimici, e devono essere riposti in contenitori o buste adeguate, lontano da oggetti appuntiti o da superfici abrasive che potrebbero danneggiarli.

Guanti antivibrazione. Sono realizzati per ridurre l’esposizione alle vibrazioni generate da utensili e macchinari ad uso manuale. Il loro impiego è particolarmente indicato in settori quali l’edilizia, la carpenteria e la lavorazione del legno, così come in ambito agricolo o forestale, e per la manutenzione del verde, dove l’impiego prolungato di martelli pneumatici, smerigliatrici, ma anche decespugliatori e motoseghe, può provocare affaticamento precoce, disturbi o addirittura danni a carico del distretto mano-braccio. Per la realizzazione di questi dispositivi antivibnrazione si adottano materiali specifici, come schiume speciali o inserti in gel, collocati soprattutto nel palmo e intorno alle dita, nonché nelle aree più esposte alla trasmissione delle vibrazioni stesse. L’obiettivo è di assorbire parte dell’energia vibratoria senza compromettere la sensibilità tattile e la destrezza, fondamentali per operare con precisione e in sicurezza. Nell’uso della motosega in particolare, i guanti antivibrazione assumono un ruolo rilevante, contribuendo a ridurre l'affaticamento e il concreto rischio di patologie quali la tristemente nota sindrome di Raynaud (colpisce i vasi sanguigni delle dita delle mani e dei piedi), o del “dito bianco” (consiste in una riduzione del flusso sanguigno alle estremità del corpo). Alcuni modelli combinano l’azione antivibrante con rinforzi anti-taglio, in particolare sul dorso della mano sinistra (per i soggetti destrorsi), che risulta essere quella più esposta alla barra di taglio durante il lavoro. Anche in questo caso, la manutenzione è importante, soprattutto in relazione all’integrità dell’imbottitura.

Guanti contro le temperature estreme. I cosiddetti guanti “termici” sono indispensabili per gli operatori che lavorano a temperature critiche (freddo o caldo estremo). Sono realizzati con materiali ad alto coefficiente di isolamento termico, e dotati di rivestimenti specifici per resistere a temperature elevate o per proteggere dal gelo. In relazione al loro prevedibile elevato spessore, è fondamentale assicurare comunque una buona destrezza operativa, che permetta di muovere agilmente le dita.


Normative sui DPI per la protezione delle mani

I dispositivi di protezione individuale per le mani devono rispettare normative dedicate; il relativo riferimento è solitamente riportato sul dorso del guanto, con marcature codificate per i rischi specifici che sono in grado di limitare. Per i guanti contro il rischio meccanico, vale la norma EN 388, che prevede verifiche per valutare la resistenza all’abrasione, al taglio da lama, allo strappo e alla perforazione. Per applicazioni particolari, può essere richiesto il test di resistenza al taglio secondo la ISO 13997 (indice TDM), che prescrice una valutazione più accurata della capacità del guanto di resistere a tagli di maggiore severità. I guanti contro il rischio chimico (e biologico) sono disciplinati dalla ISO EN 374. Tale norma stabilisce criteri inerenti la resistenza alla permeazione e alla degradazione da parte di una serie di sostanze-tipo. L’idoneità del DPI viene poi indicata tramite pittogrammi e codici che specificano il tipo e il livello di protezione offerta.

La EN 60903 tratta delle caratteristiche, dei metodi di prova e della classificazione dei guanti contro il rischio elettrico. In base alla massima tensione nominale di riferimento, il guanto deve riportare la classe di tensione, la data di produzione, la scadenza dei controlli periodici e le eventuali limitazioni di utilizzo (ad esempio, la resistenza a basse temperature oppure a oli e ozono). Per i guanti antivibrazione, la norma di riferimento è la ISO EN 10819, che stabilisce i criteri da rispettare in funzione delle frequenze più pericolose per il sistema mano-braccio. In questo caso devono essere riportati i valori certificati di attenuazione. È quindi importante consultare la scheda tecnica del prodotto per verificarne l’idoneità rispetto al tipo di attrezzatura utilizzata dall’operatore, con una particolare attenzione a quelle che possono evidenziare un’alta intensità vibratoria, come tipicamente avviene per la motosega.

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