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Tecnica

La gestione dei residui di potatura

Da scarto o rifiuto a sottoprodotto. Da onere (per lo smaltimento) a risorsa, tramite valorizzazione energetica per combustione, in chip o pellet. Questa la virtuosa trasformazione dei residui di potatura, che ha favorito il nascere di filiere di meccanizzazione dedicate

di Domenico Pessina
ottobre 2025 | Back

La transizione energetica rappresenta il passaggio da un sistema basato su fonti fossili a uno fondato su energie rinnovabili, sostenibili e a basso impatto ambientale. Questo processo è supportato da una crescente coscienza ecologica, che spinge individui, imprese e governi ad adottare comportamenti più responsabili. In questo contesto, l’economia circolare emerge come modello virtuoso, i cui principi fondamentali sono sintetizzati con il motto delle 4 R, “Ridurre, Riparare, Riutilizzare, Riciclare”.

Anche nel mondo agricolo, da tempo non esistono più gli scarti, i rifiuti: sono tutti sottoprodotti, e come tali la loro gestione non deve più rappresentare un onere (non solo economico), quanto piuttosto una risorsa, da cui ricavare utile, o quantomeno benefici per l’ecosistema, l’ambiente e la comunità.

In tale ottica, anche i residui di potatura delle colture legnose hanno visto da qualche tempo il moltiplicarsi delle opportunità per il loro riutilizzo, e con esse il fiorire di attrezzature, o addirittura filiere di meccanizzazione, espressamente dedicate.

Quella che segue è una rassegna, senza dubbio sintetica e incompleta, delle varie possibilità oggi praticabili, incentrata specialmente sulla gestione dei sarmenti, ovvero i residui di potatura della vite.

Trinciatura in campo. Si tratta dell’opzione tradizionale, da preferire quando è opportuno reintegrare il terreno depauperato di sostanza organica, a causa di ripetute coltivazioni intensive. La trinciatrice di sarmenti è un'attrezzatura portata o talvolta semi-portata dal trattore, generalmente collegata all’attacco a 3 punti e azionata tramite la presa di potenza, dotata di un rotore provvisto di coltelli a Y o più frequentemente di mazzette, per lo sminuzzamento contestuale dei residui di potatura e/o dell’erba eventualmente presente. La larghezza di lavoro varia solitamente da poco meno di un metro sino a 2,2 m. Alcuni modelli possono includere dispositivi laterali retrattili, per intercettare i sarmenti giacenti nel sottofila e convogliarli verso la zona di transito della macchina. È però importante valutare preventivamente lo stato fitosanitario dei sarmenti: in presenza di malattie del legno (come ad es. il mal dell’esca, v. box), la trinciatura potrebbe favorire la diffusione del patogeno, rendendo quindi necessaria l’asportazione del materiale infetto.

In questo caso, sono disponibili diverse opzioni alternative di raccolta e trattamento dei sarmenti, tenendo conto che si tratta di un sottoprodotto che di recente ha conosciuto una valida valorizzazione, soprattutto a livello di filiera “legno-energia” (v. box).

Cippatura e raccolta in campo. Una prima opzione è la raccolta dei residui di potatura, debitamente cippati, in sacchi di tessuto traspirante, idonei per l’essiccazione naturale del materiale, da destinare alla combustione a fini energetici. In tale contesto, la Nobili di Molinella (BO) offre i modelli della gamma di trituratrici TRP-RT, collegate all’attacco a 3 punti del trattore e semiportate con l’ausilio di un rullo o ruote di appoggio a terra. Le macchine sono dotate di idoneo pick-up (da 465 mm di diametro) che ruotando fino a 140 giri/min solleva selettivamente i frammenti di tralcio, escludendo erba, sassi e terra. Il rotore di trinciatura, anch’esso Ø 465 mm, gira a 2.600 giri/min ed è dotato da 14 a 24 mazze, in funzione della larghezza di lavoro, variabile nelle varie versioni tra 1,2 a 1,7 m circa. La potenza motore del trattore accoppiato aumenta di conseguenza, da 70 a 130 Cv. I sacchi in tessuto abbinabili sono da 0,8 m³ di volume , per una portata tipica di 200 kg di materiale. Il costruttore dichiara una capacità di lavoro tra 0,5 e 1 ha/h. L’adozione dei sacchi risulta vantaggiosa per la corretta essiccazione del materiale: se stoccato al riparo dalle precipitazioni atmosferiche, il processo fermentativo del cippato umido si interrompe al quarto giorno, preservando quindi dalla marcescenza il raccolto, che in idonee condizioni gradualmente riduce la propria umidità relativa dal 50% circa a meno del 10% in poco più di un mese.

In alternativa alla destinazione energetica per combustione, i sarmenti cippati possono rappresentare un valido coadiuvante per la produzione di compost. In tal caso, il materiale sminuzzato può essere accumulato in un contenitore a bordo e successivamente scaricato in opportuna collocazione. Sono molti i costruttori che offrono opzioni del genere; ad esempio, la Dragone di Castagnole Lanze (AT) commercializza la serie AB, che può montare coltelli o mazze, e prevede per i diversi modelli larghezze di lavoro variabili tra 130 e 280 cm di larghezza di lavoro, quindi adatti per il vigneto e il frutteto. Lo scarico del prodotto raccolto e trinciato avviene per mezzo di un ampio portellone posteriore, movimentato idraulicamente. Un’opzione ulteriore è costituita dallo scarico del materiale trinciato su un rimorchio trainato posteriormente, oppure che transita affiancato alla trinciasarmenti accoppiato ad un altro trattore. Una tale soluzione è offerta da diversi costruttori, tra i quali c’è anche la Berti di Caldiero (VR), che commercializza la serie Picker R, con modelli da 140 a 180 cm di larghezza di lavoro, adatti a sminuzzare materiale legnoso fino a 80 mm di diametro. Il convogliatore ha conformazione triangolare a collo d’oca, con bocca di scarico orientabile idraulicamente.

È possibile anche depositare il cippato a terra nel sottofila, per applicare un’efficace pacciamatura utile a contrastare la crescita di infestanti e a mantenere una più elevata umidità superficiale del terreno. Per questa esigenza Nobili prevede la gamma TRP-CL, che crea un doppio flusso di materiale depositato in andana nella zone volute, tramite condotti convogliatori orientabili meccanicamente o idraulicamente.

Imballatura in campo. L’asportazione finalizzata alla destinazione energetica dei sarmenti può essere effettuata anche con il materiale tal quale, mediante imballatura. Rispetto alla cippatura in campo, ciò può comportare un duplice vantaggio, ovvero favorire l’essiccazione naturale del legno, grazie alla miglior aerazione delle balle confezionate, e per le diverse opzioni di trattamento successivo. Per contro, i volumi da gestire sono decisamente superiori.

In ogni caso, le operatrici utilizzate sono le imballatrici, in qualche caso debitamente irrobustite per l’adeguata gestione di materiale legnoso, caratterizzato da una resistenza meccanica ben superiore a quella del foraggio affienato. Tra le altre, la Lerda di Busca (CN) offre modelli adatti allo scopo, per dimensioni di balle prismatiche rispettivamente da 32x42 cm fino a 36x46 cm.

In particolare, per le sue imballatrici prismatiche la Lerda dichiara la possibilità di ottenere una lunghezza minima di confezionamento pari a 30 cm, idonea per introdurre le balle in tutti i focolari delle diverse caldaie dedicate allo scopo.

Filiera energetica. Potersi avvalere di una filiera di meccanizzazione completa, dedicata espressamente alla valorizzazione energetica dei residui di potatura, facilita in modo notevole l’efficace sfruttamento di questo sottoprodotto. è quanto ha realizzato la CAEB International di Petosino di Sorisole (BG), che non solo realizza macchine per la raccolta dei sarmenti, sia da accoppiare al trattore che semoventi, ma propone anche cippatrici a punto fisso, pellettatrici e infine caldaie per la combustione del materiale legnoso.

Per la raccolta in campo, CAEB International ha in catalogo la rotoimballatrice trainata Quickpower, che confeziona ballette Ø 40 cm per 60 cm di lunghezza, della massa di 25-30 kg circa. Interessante è il trasportatore di balle che può essere montato sopra la macchina, che consente lo stoccaggio temporaneo a bordo fino a 8 ballette, in modo da poterle scaricare in capezzagna, riducendo in tal modo sensibilmente i tempi di conferimento al centro aziendale, dove le ballette, dopo un opportuno periodo per l’essiccazione naturale, possono essere sminuzzate in frammenti da 20-50 mm in un cippatore a punto fisso, azionato tramite la pdp del trattore. In alternativa, per la produzione di cippato ed elevate capacità di lavoro è disponibile il modello semovente EdiChipper che, grazie ad un motore diesel da 120 Cv, sminuzza il prodotto direttamente in campo, caricandolo poi a bordo in un cassone da 4 m³, dotato di scarico idraulico. La macchina ha una produttività fino a 4.000 kg/h di residui di potatura, e può lavorare anche su vigneti e frutteti impiantati su terreni declivi, sino a circa il 35% di pendenza. A completare l’offerta, CAEB International prevede anche un’impiantistica dedicata alla trasformazione in pellet Ø 6 mm, con una produttività di 100 kg/h circa.


Il mal dell’esca

Si tratta di una patologia che colpisce la vite in modo particolare, provocata da un gruppo di funghi che, colonizzando i vasi linfatici, pregiudicano la traslocazione dell’acqua e dei nutrienti verso la parte aerea della pianta, causandone il deperimento e la morte. Si manifesta principalmente in seguito alla comparsa di ferite, specie sul ceppo, che rappresentano facili vie di accesso per le spore dei funghi patogeni.

Questa patologia è purtroppo diffusa in tutte le aree viticole del mondo, ed è specialmente associata a vigneti vecchi. Di recente la malattia si è però manifestata anche in impianti giovani, con diffusione ed intensità crescenti, soprattutto su varietà considerate sensibili.

Come quasi sempre accade, anche in questo caso la prevenzione è la miglior cura, come ad esempio mantenere un giusto equilibrio nel microbiota del suolo, per aumentare la capacità delle piante di resistere a nuove infezioni, evitare ristagni idrici, applicare prodotti a base di Trichoderma  che rendono difficile l’attecchimento del patogeno, eliminare le piante malate, rimuovendo con cura i residui di potatura e prestando molta attenzione alla disinfezione degli organi e attrezzi di lavoro, se si passa da piante malate a piante sane.

è quindi del tutto sconsigliata la trinciatura dei sarmenti, poiché è stato dimostrato che anche il legno di un anno infetto è in grado di propagare la malattia; in tal caso, trova utile applicazione la raccolta dei residui e la loro successiva combustione a scopo energetico.


La valorizzazione energetica dei sarmenti di vite

Quando, per varie ragioni, non è praticabile la trinciatura in campo per restituire sostanza organica al terreno, i sarmenti possono essere raccolti e destinati alla valorizzazione energetica, principalmente tramite combustione e conseguente produzione di calore, da sfruttare per riscaldare edifici e produrre acqua calda a fini operativi o prettamente sanitari.

I sarmenti, e più in generale i residui legnosi derivanti dalle potature delle coltivazioni arboree, possono essere avviati alla produzione di cippato oppure essere densificati in forma di pellet e bricchetti, e bruciati in impianti adeguati, ovvero dotati degli accorgimenti tecnici per gestire correttamente l’elevato contenuto di ceneri. Il cippato essiccato della vite al 25-35% di umidità ha un potere calorifico inferiore (quindi senza recupero del calore contenuto nei fumi di scarico) in genere variabile tra 3,0 e 3,5 kWh/kg, inferiore ad esempio a quello della paglia (4,25 kWh/kg), ma anche del legno di conifere (4,7-5,0 kWh/kg).

La quantità di sarmenti di vite che è possibile ottenere alla raccolta (quindi con un’umidità del 40-50%) dipende ovviamente dalla varietà, dal tipo di allevamento e dalle pratiche di potatura, ma in generale si possono considerare tra i 20 e i 60 q/ha l’anno, con una media stimata in Italia di 32 q/ha all’anno circa. Si tratta quindi di una risorsa significativa, tale da essere utilmente considerata come soluzione praticabile, soprattutto se per la gestione ci si avvale di un contoterzista attrezzato, evitando l’acquisto oneroso di macchinario espressamente dedicato.

Nello specifico per i sarmenti di vite, una particolare attenzione deve però essere posta nel gestire correttamente i residui della combustione, perché le ceneri rappresentano il 4-5% della sostanza secca, contro valori oscillanti tra 0,5 e 2% del legno di origine forestale.

In più, nelle ceneri derivanti dalle potature di vite i livelli di azoto e di rame sono superiori rispetto ai valori medi rilevati nel legno non trattato; si tratta di una particolarità riconducibile alle fertilizzazioni e soprattutto ai trattamenti fitosanitari, specie in regime biologico. Per ridurre l’impatto ambientale dei fumi di scarico, ci si avvale di diversi tipi di filtro (spesso installati in combinazione per una maggiore efficacia): a ciclone, per separare le particelle più pesanti; a maniche o elettrostatici, per il particolato e le polveri sottili; a carbone attivo, per assorbire odori e gas nocivi.

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