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Il Mediterraneo, un mercato promettente

La vasta regione che comprende l'Europa meridionale, il Nordafrica, il Medioriente ed altre aree limitrofe rappresenta uno degli snodi più importanti nella geografia dei mercati. Buone le prospettive di sviluppo per la meccanizzazione agricola, in relazione ai progetti di potenziamento del settore primario che sono attivi in Paesi come il Marocco, la Tunisia e l'Egitto. Grandi potenzialità ma congiunture negative caratterizzano Paesi come la Turchia e l'Iran

a cura della Redazione
marzo - aprile 2019 | Back

Nella geografia economica l’area del Mediterraneo resta una delle più interessanti e strategiche, essendo punto di riferimento per i Paesi dell’Europa meridionale, dell’Africa settentrionale, del Medioriente, dei Balcani e di altre aree come quella Sub-sahariana che hanno comunque nel bacino il loro punto di riferimento. Il mercato della meccanica agricola risulta in questa regione uno dei più interessanti non soltanto per l’estensione geografica dell’area ma anche per la qualità delle produzioni e per l’impatto sociale che lo sviluppo dell’economia agricola può comportare. Un mercato rimasto tuttavia al di sotto delle sue potenzialità a causa di vari fattori di natura politica ed economica. Nella fascia dell’Africa settentrionale, così come nell’area mediorientale e nei Paesi arabi, che pure hanno nel Mediterraneo il proprio bacino di riferimento, si sono infatti combinati fenomeni critici quali il crack economico del 2008-2009, e la conflittualità sociale e politica della Primavera araba nel 2010. Dopo questi eventi, che hanno comportato una complessiva riduzione degli investimenti in agricoltura e una frenata delle importazioni di macchinari dall’estero – spiega il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – le economie di molti Paesi del bacino hanno iniziato una progressiva ripresa. In Marocco il valore complessivo delle importazioni di trattrici, macchine operatrici e attrezzature agricole – secondo i dati elaborati per FederUnacoma dalla società di ricerche Ulisse – è calato nel decennio dal 2009 al 2018 di circa il 6% medio, con una flessione repentina proprio negli anni più critici 2009 e 2010. Il modello previsionale indica tuttavia, per il triennio 2019-2021, un incremento delle importazioni del 5% rispetto al valore delle stesse raggiunto nel 2018 (109 milioni di euro). Un andamento simile si riscontra in Egitto, dove il flusso di importazioni ha subito una brusca riduzione proprio negli anni 2008-2010, per stabilizzarsi negli anni più recenti su una flessione media dell’1,7%, con previsioni però di una robusta crescita (+11% rispetto ai 110 milioni di euro del 2018) nel triennio 2019-2021. Analogamente in Tunisia – dove l’Italia è nettamente il primo Paese esportatore di macchine agricole e dove il valore totale del macchinario importato nel 2018 è stato pari a 50 milioni di euro – il mercato appare in recupero, dopo i cali registrati nel periodo 2014-2017, con prospettive di ulteriore miglioramento negli anni prossimi. Più incerta la situazione nell’area mediorientale, in particolare in Paesi come l’Iran e l’Iraq, che hanno grandi potenzialità dovendo recuperare un notevole ritardo in termini di tecnologie per l’agricoltura, ma nei quali pesano variabili di tipo politico molto influenti. L’Iran mostra un trend positivo nell’ultimo decennio (+9,5%), evidenziando però cali improvvisi in annate come quelle appunto del 2008 e 2009, e più recentemente nel biennio 2012-2013. Il valore delle importazioni di macchine agricole non supera, nel 2018, i 100 milioni di euro, e si prevede che nel prossimo triennio la domanda di macchinario agricolo non potrà svilupparsi in modo adeguato anche per effetto delle sanzioni economiche che indeboliscono il Paese e frenano gli scambi commerciali. Mercato in flessione si prevede nei prossimi anni anche in Iraq, Paese che dopo l’impennata delle importazioni di macchinario agricolo avutasi nel 2013 ha registrato un calo costante negli anni più recenti, e che nel 2018 non è andato oltre i 62 milioni di euro come valore delle importazioni. Paese particolarmente importante nell’area mediterranea – sostiene il presidente Malavolti – è la Turchia, che nel decennio 2009-2018 è cresciuta complessivamente del 6%, raggiungendo un valore delle importazioni di macchinario pari a 486 milioni di euro, ma che proprio nel 2018 sconta una forte contrazione a causa della crisi economica e della svalutazione della moneta locale, che rende più oneroso per gli agricoltori l’acquisto di mezzi di fabbricazione estera. Nondimeno, le previsioni per gli anni prossimi restano orientate in senso positivo, essendo comunque il mercato turco uno di quelli con le maggiori potenzialità di sviluppo a livello mondiale, in grado di ripartire al primo accenno di miglioramento del clima economico.

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