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Tecnica

Mungitura: sistemi automatizzati, impianti e nuovi materiali

Non solo robot. L'innovazione in sala di mungitura riguarda molteplici parti e componenti dell'impianto, materiali compresi. Ne deriva un maggiore risparmio energetico, un'ottimizzazione della produttività e soprattutto un maggiore benessere per i capi allevati

di Stefano Albanesi
dicembre 2015 | Back

Il robot per la mungitura e l’alimentazione automatica (AFS, Automatic Feeding System) hanno senza dubbio rappresentato i capisaldi dell’innovazione in questi ultimi anni in tema di allevamenti zootecnici da latte. Tuttavia, non in tutte le realtà produttive queste installazioni hanno la loro ragion d’essere, né potrebbero essere considerate la miglior opzione, anche dal punto di vista economico. Un singolo robot, ad esempio, è generalmente indicato per la gestione della mungitura di non più di 70 bovine circa, e pertanto in stalle di notevole dimensione è necessario installarne più di un’unità; si tratta certamente di una realizzazione possibile, che rende però piuttosto impegnativo il controllo del macchinario. All’opposto, in piccole stalle è giocoforza necessario fare affidamento alle sale di mungitura tradizionali.

In ogni caso, il progresso tecnico ha portato significativi benefici anche nell’ambito delle soluzioni progettuali classiche, soprattutto per quelle innovazioni la cui applicazione può essere generalizzata quale che sia la soluzione di gestione della mungitura della mandria.

 

Pompa del vuoto con inverter

Si tratta di uno degli elementi principali dell’impianto di mungitura, su cui si sono concentrate negli ultimi tempi le attenzioni progettuali, al fine di aumentarne l’efficienza operativa, riducendo al contempo il consumo energetico. In estrema sintesi, si tratta di pilotare il motore elettrico che aziona la pompa, in modo da variarne il regime di rotazione in relazione al livello di vuoto che è realmente necessario nelle diverse fasi della routine di mungitura.

Per ottenere tale risultato è impiegato un inverter, che varia la frequenza della corrente alternata che alimenta il motore in modo da fargli erogare solamente la potenza realmente necessaria nel frangente. Oltre alla riduzione dei consumi di energia elettrica, i vantaggi collaterali consistono in una diminuzione dell’usura (con conseguente aumento della durata e degli intervalli di manutenzione), e in una minor rumorosità a tutto vantaggio del benessere animale, oltreché naturalmente degli operatori.

Nel dettaglio, la frequenza di rete, normalmente di 50 Hz, può essere diminuita a 40 Hz e oltre, con un risparmio energetico fino al 60%. Un sensore del vuoto, l’immancabile centralina e un display dei parametri di funzionamento sono gli altri elementi principali che compongono il dispositivo.

L’inverter è un dispositivo che può essere abbinato a diversi tipi di pompe del vuoto (a paletta, a lobi o anello liquido, ecc.): tra l’altro, ne può governare contemporaneamente più di una, collegate sia in parallelo che in cascata. La Interpuls di Albinea (RE) produce l’iDrive100, un inverter da 380 V disponibile in un’ampia gamma di potenze (da 40 CV), che può lavorare con o senza valvola di regolazione vuoto ed è corredato da un sensore in grado di rilevare fluttuazioni minime (anche di soli 0,1 kPa) assicurando un intervento tempestivo del variatore di frequenza, a garanzia di grande stabilità del livello di vuoto anche in caso di caduta simultanea di più gruppi di mungitura.

In tema, la De Laval propone la pompa del vuoto DPVF corredata appunto da un inverter accoppiato al motore trifase, per portate della pompa da  2000 l/min.

 

Pulsatore e lattometri per singolo quarto

La gestione del singolo quarto è una realtà ormai consolidata nella mungitura, in modo da garantire molteplici vantaggi, non solo alla produttività della mandria, ma soprattutto al suo stato di salute. A tale proposito, la Milkline di Gariga di Podenzano (PC) propone MilPro4C, un insieme di dispositivi in grado di garantire al meglio la gestione della mammella. Il gruppo di mungitura DynamicP4C è dotato di un deflettore che mantiene indipendente il flusso di latte di ogni singolo quarto e ne impedisce la turbolenza nel convogliamento verso il collettore, eseguendo tra l’altro in tempo reale la misurazione della conducibilità tramite 4 sensori dedicati. In abbinamento lavora il ServoPulseP4C, un pulsatore elettronico a 4 canali indipendenti, per adattare le migliori funzioni di mungitura alle necessità di ogni singola vacca. Infine, la centralina MilproP4C registra ed elabora i dati, gestendo le funzioni di mungitura del singolo quarto. Nel dettaglio, il microcomputer comanda una pulsazione controllata del flusso del latte (con funzione di stimolazione automatica), interrompe quando necessario la mungitura per singolo quarto (abbattendo drasticamente la deleteria sovramungitura) e assicura un efficace “allarme mastite” individuandone l’insorgenza subclinica, riducendo in tal modo i costi aziendali e migliorando il benessere degli animali.

Controllo totale

Si chiama Herd Navigator, ed è lo strumento messo a punto dalla De Laval per controllare in modo completo lo stato produttivo e di salute della vacca, tramite l’analisi seriata di campioni del latte prodotto. In particolare, vengono monitorati lo stato riproduttivo, la sanità della mammella e la congruità dell’alimentazione. Per quanto riguarda il primo parametro, il dosaggio del progesterone permette di identificare con precisione il momento del calore (avvisando l’allevatore del momento migliore per l’inseminazione con un anticipo di 36-48 ore), le anomalie ovariche e l’anestro prolungato o eventuali perdite embrionali dell’animale. Inoltre, lo stato della mammella, specie l’insorgenza della mastite, influenza la qualità del latte: l’analisi della lattato-deidrogenasi, un enzima che viene prodotto all’inizio di un’infezione, permette di individuare precocemente il problema, anche 3-4 giorni prima della possibile apparenza dei segni clinici. Infine. Herd Navigator è in grado di valutare quotidianamente la validità della razione e le conseguenze dei cambi di alimentazione: identifica infatti precocemente l’eventuale insorgenza di chetosi tramite la misura del livello di urea nel latte, un efficace indicatore della stabilità della flora ruminale, che risulta particolarmente a rischio nei periodi di variazione della dieta della mandria. In pratica, consultando l’archivio storico di ogni capo, il software dell’Herd Navigator ottimizza i prelievi di latte effettuati tramite i campionatori installati ad ogni postazione di mungitura, definendo poi quali analisi effettuare, in totale indipendenza e autonomia dall’allevatore. Unico compito di quest’ultimo è sostituire ogni 1-2 giorni gli stick e i reagenti necessari per l’analisi.

L’analizzatore invia i dati elaborati su ogni campione al sistema generale che poi, anche in base alle procedure standard preinserite, indica la probabilità di successo di un’inseminazione, il livello di rischio di mastite, di chetosi, di dismetabolie, di problemi ovarici, ecc. Ovviamente, tutte le procedure sono personalizzabili in accordo con l’allevatore, l’alimentarista e il veterinario.

Gomma o silicone?

Le guaine del gruppo prendicapezzoli hanno un ruolo preponderante nella trasmissione dei germi patogeni alla mammella. Per ridurre i rischi, devono essere in buone condizioni: una guaina dalla superficie ruvida o screpolata aumenta notevolmente i rischi di contagio. Infatti, venendo a contatto con detergenti, disinfettanti, acidi, ossigeno, calore e luce le guaine risultano particolarmente soggette all’usura, che si manifesta con microfessurazioni sulla loro superficie, dove si annidano i germi patogeni per la mammella. Inoltre, in tale condizione il normale movimento di lavoro (le guaine si aprono e chiudono una volta al secondo) accelera di molto il loro decadimento. La tipica durata delle normali guaine di gomma nitrilica è di 2.500 mungiture o di 6 mesi di impiego, qualora tale componente venga poco sfruttato. Ciò perché oltre all’usura il materiale è soggetto ad un naturale invecchiamento. In alternativa, da tempo sono offerte guaine al silicone, che esercitano un’azione più delicata grazie alla notevole elasticità, e risultano maggiormente adatte per la mungitura di ovini e caprini. Inoltre, mostrano un’ottima resistenza ai grassi del latte e possono essere igienizzate a temperature elevate. Per contro, sono più sensibili ai rischi di lacerazione dovuti a rifiniture approssimative dei pezzi complementari in acciaio inox. Secondo i produttori, rispetto alle guaine in gomma assicurano mediamente una durata doppia, di circa 5-6.000 mungiture. Anche in questo caso, è estremamente importante seguire scrupolosamente le più corrette procedure di pulizia e manutenzione. 

Ottimizzare gli spostamenti in sala

Tra le varie tipologie di sala di mungitura, quella a spina di pesce è tuttora la più diffusa, perché si adatta bene anche a mandrie non particolarmente numerose. Da diversi anni è in atto un’evoluzione tecnologica che riguarda l’angolo tra l’asse della singola posta e la direttrice della fossa, ovvero la posizione che la bovina assume rispetto al mungitore.

Da un’iniziale valore di 30°, con conseguente attacco del gruppo di mungitura dal lato dell’animale, si è progressivamente passati ad angoli di 50, 60 e anche 70°, con il conseguente passaggio all’applicazione del gruppo da dietro.

In pratica, in questo modo per le medesima lunghezza della fossa è possibile ottenere un numero maggiore di poste, a tutto vantaggio della produttività della mungitura. Tra l’altro, l’implementazione della tipologia è eseguibile senza particolari opere murarie e senza la necessità di permessi particolari, a patto che lo spazio di entrata/uscita dei capi sia sufficientemente ampio.

 

 

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