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Politiche e strumenti per la meccanizzazione in India

Malgrado il mercato interno si sia sviluppato negli ultimi anni raggiungendo imponenti volumi di vendite, la domanda di macchinario agricolo è ancora potenzialmente molto alta. Il colosso asiatico deve soddisfare il fabbisogno di mezzi meccanici per l'agricoltura sapendo attrarre investimenti esteri e utilizzando nel miglior modo possibile gli strumenti messi a disposizione per il finanziamento dell'innovazione nel settore primario

di Davide Gallarate
dicembre 2017 | Back

Seicentomila. È questo il primo numero, riferito alle vendite annuali di trattrici, che balza agli occhi guardando ai dati sulle dimensioni del mercato per le macchine ed attrezzature agricole in India. Le stime di mercato presentano numeri di assoluto rilievo anche per altre tipologie di macchine, tra cui 100.000 trebbiatrici, 56.000 motocoltivatori, 60 – 80.000 coltivatori rotativi, 25 –30.000 seminatrici su sodo, 25.000 macchine da diserbo e 4–5.000 mietitrebbiatrici. Tali numeri potrebbero suggerire un’agricoltura ampiamente meccanizzata, ma una valutazione più attenta evidenzia una realtà diversa: rispetto al potenziale, il livello complessivo di meccanizzazione è pari al 40–45% di quello che sarebbe il reale fabbisogno, con ampi margini di incremento per tutte le operazioni colturali. Un esempio su tutti è quello della raccolta, per cui le stime si assestano solamente al 5% del potenziale, se si esclude la trebbiatura di grano e riso, dove tale percentuale sale al 60–70%. È facilmente intuibile, pertanto, come l’India offra notevoli opportunità per le aziende costruttrici di macchine ed attrezzature agricole e si vuole di seguito presentare una serie di brevi “spunti di riflessione” per un imprenditore che voglia coglierle.

Una prima considerazione riguarda la modalità di ingresso: tra le varie formule con cui si può stabilire una presenza nel Paese, è da considerare la possibilità di produrre in loco, evitando costi di trasporto e tariffe doganali anche al fine di mantenere il prezzo di vendita competitivo. Sebbene il Governo indiano riconosca l’importanza di una maggiore meccanizzazione dell’agricoltura, la costruzione di macchine ed attrezzature per le lavorazioni in campo – a differenza di quanto avviene per il food processing – non è compresa all’interno di Make in India, il programma che incentiva la nascita di nuovi stabilimenti produttivi allo scopo di fare del Paese un hub manifatturiero a livello globale. Più in generale, l’investimento dall’estero è stato comunque semplificato rispetto al passato, con misure che rendono più agevole l’ingresso nel Paese, simboleggiate dall’abolizione del Foreign Investment Promotion Board, l’ente governativo che da venticinque anni, ossia da quando vennero portate avanti le prime riforme per aprire l’India al commercio internazionale, regolava gli investimenti esteri. Un ragionamento sull’ingresso in un Paese di oltre 3,2 milioni di chilometri quadrati e con una popolazione di oltre 1,2 miliardi di persone – di cui oltre il 60% vive ancora in zone rurali – non può poi prescindere dall’importanza dello sviluppo di una rete distributiva e commerciale, che può rendere interessante valutare il legarsi ad un partner locale già strutturato. Nello scegliere all’interno di un’intera gamma di prodotti quali tipologie di macchine rendere disponibili, è poi opportuno tenere in considerazione una serie di peculiarità dell’agricoltura indiana, a cominciare dal fatto che la superficie agricola risulta frazionata in oltre 138 milioni di proprietà, con dimensione media di 1,15 ettari, di cui l’85% appartengono alle categorie small e marginal. Guardando poi al dettaglio dei trattori utilizzati in agricoltura, si nota ancora la predominanza di macchine di piccola e media potenza, con l’88% di esse inferiori a 50 Cv. In supporto agli agricoltori, il Governo indiano mette a disposizione diversi programmi di sviluppo rurale, che includono incentivi per l’adozione di macchine ed attrezzature, tra i quali si possono citare la National Food Security Mission, il Rashtriya Krishi Vikas Yojna, la Mission for Integrated Development of Horticulture e la National Mission on Agricultural Extension and Technology. Essere presenti in India significa poter beneficiare di tali programmi ed aumentare di conseguenza le opportunità commerciali in un Paese dove la maggioranza degli agricoltori non dispone di risorse sufficienti per acquistare macchine, mentre il settore del credito privato non sempre fornisce adeguato supporto in tal senso. All’interno di tali programmi, quello che appare più interessante sotto questo profilo è il National Mission on Agricultural Extension and Technology, nel cui ambito è contenuta una serie di misure per lo sviluppo della meccanizzazione che prevedono supporti, tra l’altro, al contoterzismo, visto sempre più come la chiave di volta per sopperire in maniera concreta ad alcune criticità proprio per quanto riguarda la dotazione di mezzi meccanici.

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