
Commercio italo-indiano, gli strumenti finanziari
Il sistema bancario indiano è composto da più di 150 istituti. Quelli specializzati nelle operazioni con l’estero possono essere sia a controllo statale che privati. Anche in campo finanziario Italia e India possono vantare rapporti consolidati, che facilitano l’interscambio commerciale fra i due Paesi
sistema bancario indiano è costituito da circa 150 banche con caratteristiche operative e finalità differenti. Esistono banche cooperative, rurali, regionali. Per quanto riguarda le attività con l’estero queste sono sostanzialmente concentrate su un gruppo di banche a controllo statale e private (indiane ed estere). La principale Banca Indiana è la State Bank of India (SBI), da non confondere con la Banca Centrale (Reserve Bank of India). L’interesse del sistema bancario indiano per i servizi agli operatori e investitori esteri è stato confermato dal recente (maggio 2025) GTR India 2025 Mumbai, il principale appuntamento internazionale dedicato al trade finance, al quale hanno partecipato oltre 600 delegati. Tra gli sponsor finanziari dell’evento citiamo le Indiane ICICI Bank e Kotak Mahindra Bank. Molto presenti anche i Gruppi Internazionali: HSBC Bank, Standard Chartered, Barclays, BNP Paribas, Citi, FAB First Abu Dhabi Bank, e le Banche giapponesi: SMBC (Sumitomo Mitsui Banking Corp.) e Mizuho Bank.
I rapporti fra il sistema bancario italiano e quello indiano sono significativi. Negli anni recenti le banche locali più attive con l’Italia – oltre la SBI – sono state sia quelle a controllo dello Stato (le banche nationalised) come Bank of Baroda, Bank of India o Canara Bank, sia quelle private. Tra queste ultime si possono citare Axis Bank, ICICI Bank, IDFC, Kotak Mahindra, YES Bank.
Nei rapporti con il sistema bancario, diverse imprese italiane segnalano problematiche burocratiche e le conseguenze che esse hanno per la tempistica delle operazioni (ad. esempio per l’apertura di un conto, per il controllo dei documenti oppure per la rapidità di riscontro verso cliente e banca italiana). Il sistema finanziario locale e la Reserve Bank of India stanno comunque facendo un grande sforzo per sviluppare la digitalizzazione, per modernizzare la struttura dei pagamenti cosiddetti crossborder (trasferimenti di denaro tra Paesi diversi) e per ampliare a livello internazionale – quando possibile – il regolamento in rupie. Esempio di questo processo è il Gujarat International Finance Tec-City (GIFT City), che sul modello di altri Paesi asiatici si propone come centro di eccellenza del settore.
Proviamo a mettere a fuoco alcuni punti di attenzione per le imprese italiane. La scelta della banca locale per le operazioni di export ed import è in capo alla controparte. Tuttavia, possono esistere dei margini di trattativa legati sia alla disponibilità della parte indiana a proporre più opzioni e sia alla propria banca in Italia che indicherà le sue corrispondenti preferite. Quest’ultimo punto non è da sottovalutare in quanto più ampie sono le relazioni fra le due banche (italiana ed indiana), tanto più efficace potrà essere il supporto fornito. In linea di massima il sistema delle banche private indiane evidenzia una maggiore proattività, ma in altri casi, soprattutto per la localizzazione della controparte, può essere opportuno riferirsi alla SBI o a banche a controllo pubblico presenti nella regione.
Un secondo tema è la difficoltà di accesso a strumenti di working capital (capitale circolante) e factoring (cessione del credito a terzi) per le imprese indiane, anche di quelle che lavorano con l’estero. Questo si riflette sugli strumenti di pagamento utilizzati con le controparti. Possiamo fare il caso della LC Import (lettera di credito) che viene richiesta spesso agli importatori italiani con due clausole specifiche: trasferibilità e pagamento differito. Questo consente all’esportatore indiano di farsi finanziare dalla sua banca e di poter nel caso girare il credito ricevuto su suoi fornitori. Ciò comporta, ed è bene prevederlo, un costo aggiuntivo per il nostro importatore (es. le commissioni bancarie su LC correlate alla durata) e anche qualche tematica operativa per la gestione documentale della trasferibilità.
Il tema del finanziamento impatta anche sul lato del nostro esportatore. In sostanza il mercato indiano lato acquirente è molto sensibile ad una offerta di pagamento che preveda il differimento. Anche qui il caso classico è una LC export in favore del nostro fornitore che abbia un pagamento differito (ad esempio 90 giorni). In questo caso l’azienda italiana potrà valutare di chiedere l’inserimento in LC di una opzione di utilizzo a vista, in cui l’indiano pagherà tramite la sua banca a 90 giorni mentre l’esercizio dell’opzione di pagamento a vista all’esportatore verrà esercitato dalla banca italiana con un costo dell’operazione di sconto che avviene senza impegno dei fidi dell’esportatore (come nell’anticipo export). Qui il focus è il valore aggiunto commerciale della proposta.
Sempre in termini di punti di attenzione Trade Finance, menzioniamo le garanzie internazionali, ad esempio Performance Bond e Advance Payment Bond che possono essere richiesti dall’importatore indiano soprattutto nelle forniture di impianti, macchinari, veicoli. In quest’ottica è possibile operare con garanzie bancarie internazionali sotto le regole URDG (Uniform Rules for Demand Guarantees) della Camera di Commercio Internazionale di Parigi – ICC, internazionalmente riconosciute dal sistema bancario. Questo da solo però non cautela in modo assoluto, anche alla luce delle differenze fra il sistema giuridico indiano in materia e quello della UE.
Ciò potrebbe portare – in caso di controversie – a delle criticità in diversi momenti della vita della garanzia o del contratto, di escussione ed in fase di release, quando il garante è formalmente sollevato dagli obblighi della garanzia a prima richiesta. L’esperienza suggerisce quindi di operare, con controgaranzia della propria banca sulla banca indiana emittente, in formato swift, e con testi di garanzia già utilizzati dalle banche coinvolte e da adattare alla specifica transazione. In sostanza è meglio evitare garanzie cartacee dirette al beneficiario e la redazione di testi a cura delle parti, che le banche potrebbero non accettare o che potrebbero non essere conformi alle URDG.
Per completezza, visto l’impatto su alcune voci di costo (assicurativi e bancari), forniamo gli indicatori di rischio Paese riportati nel sito Sace. L’India è nella categoria di rischio OCSE 3, con rischio SACE Politico 41/100 e di Credito 55/100, Rating S&P BBB.









